Il meglio dello sport del 2008

Ogni quattro anni il compito viene facilitato dalle Olimpiadi che costituiscono un momento di grande fascino ma anche di straordinaria eccellenza tecnica ed agonistica. Le Olimpiadi hanno più di 100 anni (112 per la precisione) ed in qualche aspetto li dimostrano ma con tutti gli inevitabili inconvenienti (gigantismo, doping, sicurezza, ecc.) rappresentano comunque lo specchio più vero della realtà sportiva. Come ho detto e scritto centinaia di volte il programma olimpico contiene molte incongruenze. In primo luogo dovrebbe comprendere solo quelle discipline sportive nelle quali la vittoria nei Giochi rappresenta il traguardo più importante. Quindi niente calcio, che giustamente ha le sue competizioni tradizionali (Coppa del Mondo, Champions, ecc.), niente tennis perché Wimbledon e le altre prove del Grande Slam sono un'altra cosa, niente pugilato, perché le maschere e le macchinette lo snaturano. Del resto proprio per rispondere alla prima naturale domanda di fine d'anno (chi è stato il migliore atleta del 2008?) viene naturale fare una selezione dei valori atletici espressi dai Giochi di Pechino. Ci sono stati infatti due campioni che hanno catturato consensi ed ammirazione. Si tratta ovviamente di Michael Phelps, il principe delle piscine, e di Usain Bolt, il formidabile giamaicano che a Pechino ha schiantato due primati mondiali con due volate da favola. Al di là dell'eccellenza delle prestazioni dei due atleti, non è casuale che siano stati espressi dalle due discipline che sono certamente le regine del programma olimpico. Le prodezze di Phelps sono state poste in evidenza perché le otto medaglie d'oro da lui conquistate hanno superato il primato di un altro eroe olimpico, Mark Spitz, che nel 1972 a Monaco ne aveva vinte soltanto sette. Dal punto di vista emotivo, le due volate di Bolt mi hanno impressionato di più delle nuotate di Phelps, anche se una di queste è stata ingigantita dall'emozione di un finale tutt'altro che scontato. Il gesto atletico di un velocista, la leggiadra aggressività con la quale Bolt ha divorato i 100 ed i 200 metri a Pechino rimangono inevitabilmente più impressi nella memoria di uno spettatore delle bracciate di un nuotatore che diventato straordinarie solo dopo il responso del cronometro mentre invece i record di Bolt potevano quasi essere anticipati dalla tribuna. Volendo uscire dal palcoscenico invadente delle Olimpiadi non si può prescindere da quello del calcio che ha appena celebrato, attraverso una competizione forse discutibile, quella del Pallone d'Oro, ma che comunque si è conquistata molta attenzione, il suo campione dell'anno. Cristiano Ronaldo, il formidabile attaccante del Manchester United, non ha dovuto attendere i conteggi ed i responsi definitivi. Il suo Pallone d'Oro lo aveva già conquistato nel mese di maggio e non ci potevano essere situazioni successive in grado di modificare un verdetto già scritto. Lionel Messi ha già prenotato il premio del prossimo anno. Se il suo Barcellona vincerà la Champions, come vogliono i pronostici, i bookmakers potranno i togliere questa voce dalle loro lavagne. Il pugilato non ha offerto molto. Floyd Mayweather ha praticamente messo il sigillo alla carriera di Oscar De La Hoya, battendolo nella sfida più interessante della stagione. Mentre Mayweather ha annunciato il suo ritiro, De La Hoya non ha voluto rinunciare ad un'ultima occasione importante ma ha dovuto arrendersi alla velocità di un avversario più giovane di lui, il filippino Manny Pacquiao. Alla boxe mancano i pesi massimi. Messi insieme i tre campioni di questo momento non valgono, per valore e personalità, un'unghia di Alì ed in termini di polarità un decimo di Mike Tyson. Il ciclismo non riesce a liberarsi dei danni di immagine che il problema del doping si è lasciato dietro. Il Giro ed il Tour hanno perduto il fascino delle stagioni migliori al punto che questo sport ha dovuto chiedere ad un ex campione come Lance Armstrong di tornare all'attività mentre noi chiediamo ad Ivan Basso di riconquistare la perduta credibilità. Tiger Woods, uno dei pochi campioni che può pretendere di essere considerato come il migliore nel suo sport, il golf, di tutti i tempi ha lasciato al momento vacante il suo trono. Un infortunio lo ha obbligato ad accorciare l'ultima stagione ma il suo ritorno alle gare sarà seguito con maggiore curiosità che non la ricerca di un improbabile successore. Le vicende che hanno caratterizzato il mondiale di Formula Uno hanno impedito a Lewis Hamilton di celebrare il proprio successo come avrebbe voluto e, forse, meritato. Anche sul fronte italiano sono state le Olimpiadi a determinare i verdetti di una stagione. Il ballottaggio tra Federica Pellegrini e Alex Schwzaer lo ha vinto, a mio parere, la nuotatrice veneta capace di reagire a Pechino ad una dolorosa sconfitta con una delle più straordinarie prestazioni (oro e primato mondiale) che la storia del nostro sport ricordi. Complessivamente nel medagliere dei Giochi abbiamo mantenuto una dignitosa posizione tra i primi dieci paesi del mondo. L'avvio era stato entusiasmante poi abbiamo patito alcune delusioni ma alla fine il bilancio è stato accettabile. È un peccato che la nostra scherma, salvadanaio storico del nostro sport, continui a farsi coinvolgere in dispute domestiche che ultimamente non hanno risparmiato nemmeno il settore tecnico. L'oro di Matteo Tagliariol ci ha consolato per qualche medaglia importante lasciata per strada, purtroppo le polemiche per la partecipazione di Margherita Granbassi ad un programma televisivo hanno avuto maggior rilievo dell'ammirazione che la longevità agonistica di Valentina Vezzali e di Giovanna Trillini avrebbe meritato. Basket e pallavolo scontano la mancata qualificazione olimpica ed i loro campionati sono troppo imbottiti di stranieri per non far pensare che il secondo problema non sia all'origine del primo. Il rugby è ancora faticosamente impegnato a ridurre lo scarto con i paesi dove questa disciplina ha maggiori tradizioni. Inoltre qui la presenza straniera non solo sta diventando eccessiva nel nostro campionato ma si è inserita nell'ambito della squadra nazionale. Negli sport del motore la sconfitta della Ferrari è stata attenuata dal ritorno al vertice di Valentino Rossi, un campione che è rimasto simpaticamente monello anche con il passare degli anni e dei titoli. La scadente prestazione della nazionale di calcio all'Europeo non ha cancellato ma certamente attenuato il prestigio di un titolo mondiale conquistato due anni prima in Germania. Stiamo cercando, in una competizione per club come la Champions, di recuperare terreno ma al momento Spagna ed Inghilterra, che hanno portato quattro squadre agli ottavi contro le tre italiane, ci stanno davanti. Un anno di sport meriterebbe un'analisi più completa e più analitica ma nei bilanci bisogna essere sintetici. Inoltre nello sport, come nella vita, c'è sempre la possibilità e la speranza che la prossima stagione sia migliore.