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L'esplosione di Menez Spalletti gli trova posto

Menez

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Devastante contro il Chievo e capace di ripetersi nella partita più importante di questo fine anno di fronte ai suoi connazionali del Bordeaux. Roma e la Roma adesso coccolano ed esaltano il ragazzo dalla faccia triste che sa regalare grandi sorrisi quando ha il pallone tra i piedi. A se stesso, vedi il gol di Verona, e ai compagni. «Il mio gol lo ha fatto Menez». Martedì Totti ha benedetto così il nuovo arrivato, passato dalla depressione e la voglia di scappare all'entusiasmo. «Che bello giocare con Francesco» ha raccontato dopo aver conquistato per la prima volta gli applausi convinti dell'Olimpico giallorosso. Che prima della sfida con il Bordeaux lo osservava con l'occhio perplesso. Due immagini su tutte gli erano costate la sfiducia dell'ambiente: il gol sbagliato nella prima giornata di campionato contro il Napoli e l'errore davanti a Carrizo nel derby. Sembravano segnali di un giocatore senza carattere e lontano dalle descrizioni che avevano accompagnato il suo sbarco nella Capitale. In 180 minuti il francese ha cancellato tutto. C'è tanto di psicologico nell'esplosione di Menez. Arrivato a Trigoria pochi mesi dopo un delicato intervento chirurgico, senza conoscere mezza parola di italiano e con addosso l'etichetta con su scritto il prezzo pagato dalla Roma per strapparlo al Monaco (10,5 milioni di euro che diventeranno 12), il suo ambientamento è andato avanti a rilento. Spalletti non era soddisfatto di come si allenava. Abituato ai ritmi blandi del Monaco, il ragazzo dava l'impressione di essere troppo «molle», anche di fronte alle sollecitazioni del tecnico. I due si sono parlati, «e mi è servito molto perché Spalletti mi ha assicurato che non voleva cedermi» ha spiegato Menez. Come se quella «minaccia» di andarsene fatta attraverso i giornalisti francesi fosse un modo per mettere alla prova la fiducia che la Roma ha in lui. La prova d'«amore» è riuscita e il giocatore ha iniziato a pedalare forte. In allenamento e nelle partite vere. Tanto da meritarsi un paragone forse esagerato ma che rende bene l'idea di quanto Spalletti si fidi di lui: «Pochi giocatori in Italia sanno abbinare la tecnica e la velocità come fa Jeremy: mi viene in mente Kakà». E a rivedere attentamente l'azione conclusa con l'assist per il gol di Totti, il parallelo non è una «bestemmia» calcisitica. Imboccata la strada che porta in Paradiso, ora Menez non ha nessuna intenzione di fermarsi. Spalletti dovrà di conseguenza risolvere uno dei problemi più piacevoli che possano capitare ad un allenatore: trovare un posto al campioncino francese. Domenica con il Cagliari sarà già tempo di scelte. Vucinic è recuperato, Totti intoccabile e Baptista tatticamente indispensabile. Ma come tenere fuori Menez in questo momento? Tutti e quattro insieme non possono convivere. Anche contro un avversario modesto. Così uno tra il montenegrino e la «Bestia» rischia di stare fuori. Succede solo nelle grandi squadre e la Roma si è finalmente ricordata di esserlo.

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