Ecco Menez, l'anti-Bordeaux

Il calcio è strano. Ed è bello per questo. Lo splendido gol di Menez al Chievo è arrivato proprio nella settimana in cui si era parlato della sua voglia di fuga. Poche parole concesse in confidenza a un giornalista francese avevano fatto alzare un polverone. Alle perplessità sulle effettive qualità tecniche si erano aggiunto il timore di un carattere troppo fragile. È bastato quel tiro al volo per cancellare tutto. E adesso chi lo ferma, come dicono a Trigoria? Menez si è goduto la sua giornata di gloria e ieri ha iniziato a pensare al Bordeaux. Una squadra a cui ha già fatto malissimo. Il 22 gennaio 2005, quando aveva appena 18 anni e indossava la maglia del Sochaux, segnò in sette minuti tre gol ai «Girondini», diventando il giocatore più giovane in assoluto ad aver realizzato una tripletta nel massimo campionato francese. Che fosse un predestinato si era capito agli albori della carriera: il contratto da professionista firmato a 16 anni è un altro record in Francia. Spalletti lo ha gestito con cautela, difendendolo dalle critiche più feroci e punzecchiandolo sul piano dell'impegno. Adesso sta pensando di farlo giocare dal primo minuto anche domani in Champions League, nella gara più importante della Roma da qui alla fine dell'anno. Restare nell'Europa che conta non significa solo poter continuare a sognare la finale all'Olimpico: l'equilibrio finanziario della società passa per gli incassi della Champions. Mancherà Vucinic e allora le chance del francese di partire ancora titolare sono concrete. Mexes è felice e orgoglioso per l'«esplosione» del suo connazionale. Al triplice fischio a Verona è corso ad abbracciarlo, lui che in questi primi mesi lo ha guidato passo passo nell'ambientamento. Menez parla poco o nulla l'italiano (presto inizierà a studiarlo sul serio) e per questo si fa aiutare dal difensore che, come lui, arrivò giovanissimo a Trigoria e ha trovato un cammino subito in salita. Jeremy, o Geremia come lo chiamano a Roma, ha legato molto anche con Okaka, per via dell'età. Vive da solo al Torrino, nello stesso palazzo di Loria. Spesso vengono a trovarlo la fidanzata che vive a Parigi (e lui fa lo stesso appena ha due giorni liberi) e il fratello maggiore che se lo incontri per strada lo scambi per Menez. Nato a Longjumeau, venti chilometri a sud di Parigi, è un patito della musica hip hop: i pezzi del gruppo «113» francese lo accompagnano nelle trasferte. A Trigoria si fa volere bene da tutti, nonostante un carattere piuttosto chiuso e quello sguardo impenetrabile che cela ogni emozione. È un ragazzo timido proiettato in una realtà radicalemente diversa di Montecarlo. Un episodio spiega la sua «fragilità»: quando al ritorno dalla trasferta di Udine i tifosi della Roma si sono radunati per contestare la squadra, il francesino è rimasto impietrito sul pullman. Ma da sabato sera non ha più paura.