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La fuga imperiale di Mourinho Ma la Roma c'è

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Ma tutta la squadra offre immagine di grande solidità, ai laziali resta l'orgoglio di un buon primo tempo e di un focoso avvio di ripresa, troppo poco per colmare un gap innegabile. Ci si mettono anche lune attraversate, l'autorete di Diakité, il gol di Ibra forse viziato da fuorigioco, ma insomma il risultato non lascia margini di dubbio, l'Inter scappa a gambe levate, bravo chi riuscirà a tenerne il passo imperioso. Arriva, finalmente, Geremia, a ricambiare speranze e attese finora deluse, ma niente lamentazioni, soltanto osanna per il francesino Jeremy Menez, che si rivela protagonista nella quarta vittoria consecutiva della Roma in campionato. Sembra incredibile, ma la zona Champions League adesso è a quattro punti, la partita in più giocata nell'anticipo compensa quella da recuperare a metà gennaio con la Sampdoria. Soltanto qualche palpito nel finale per una Roma che aveva costruito le premesse di una goleada, rimasta nelle intenzioni per i clamorosi errori di Brighi e Julio Baptista a un metro dalla linea di porta. Ha giocato gli ultimi minuti in dieci, dubbi entrambi i gialli a Brighi, motorino inesauribile, strana severità per un Morganti che lascia giocare molto e che per altro ha diretto senza dare adito a spunti polemici. Doni, in fondo, non ha dovuto parare nulla, ulteriore segno della crescita romanista, contro la doppia linea difensiva del Chievo tante le occasioni create. Note stonate le amnesie difensive di Cicinho, ma non è una novità, e soprattutto la gratuita ammonizione che Mexes si è andato a cercare facendo inviperire Spalletti, ma insomma i tre punti sono un confortante viatico anche in vista del fondamentale appuntamento europeo di martedì. Dopo una vigilia di così elevato livello, tecnico e soprattutto emozionale, sfuma un po' nel grigio il programma domenicale, che pure propone una sfida palpitante come il derby genovese, che naturalmente non si è risparmiato il solito prologo al veleno. Dai doriani, attribuita a Farina una fede genoana, difficilmente identificabile in un signore nato a Novi Ligure, in Piemonte, e residente a Roma. Dunque inabilitato a dirigere le squadre della Capitale, nessuno si è mai disperato per questo, sospetti di sudditanza pochi, casomai si può seguire la scuola di pensiero di Kaladze: è scarso, ha detto di lui dopo un rigore dubbio. Forma e organico indicano favorito il bel Genoa di Gasperini, per uscirne viva la Samp dovrà ritrovare i livelli della scorsa stagione e affidarsi ancora alle invenzioni del suo Harry Cassano Potter. Una classica, il derby, l'altra è Torino-Fiorentina, uno degli incroci pericolosi tra testa e coda. Calendario teoricamente favorevole al Napoli, turno casalingo come per il Milan, ma Siena e Catania sono da maneggiare con cautela. Nell'alta classifica, viaggia soltanto la Juventus: a Lecce, dove ha passeggiato la Roma e dove però molto ha sofferto il Milan, nulla di scontato.

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