Adesso Rocchi deve capire e farsi da parte
La Lazio è infatti decollata, e ha schiacciato il Milan fino a schiantarlo, soltanto quando è uscito capitan Rocchi e si è ricostituita la coppa di attacco Pandev-Zarate, quella, cioè, che nel primo quarto di campionato aveva lanciato a suon di gol la squadra biancoceleste nell'empireo della serie A e che poi era stata smembrata, o snaturata, per fare posto al rientrante capitano. Rocchi merita la sempiterna gratitudine dei tifosi, dell'allenatore e della società per quanto ha saputo dare loro in questi anni. Però è un fatto che, in questo momento, il problema della Lazio sia il suo - legittimo, sano, addirittura encomiabile, dal punto di vista sportivo - sgomitare per riprendersi quella leadership che la giovane stella argentina gli ha sottratto. Uno sgomitare che ha prodotto solo guasti. Prima gli sciagurati tentativi di salvare capra e cavoli schierando il cosiddetto «tridente». Poi le polemiche interne. Quindi il sacrificio di uno, a turno, fra Pandev e Zarate, col risultato di non segnare neppure uno straccio di gol per ben tre partite. Rocchi è il capitano della Lazio e un uomo intelligente. Sono sicuro che saprà accettare il verdetto del campo e che, dando l'esempio, aiuterà l'allenatore a fare le sue inevitabili scelte senza dover combattere mille battaglie nello spogliatoio. D'altronde tutti sanno che le sue attuali difficoltà derivano soltanto dall'infortunio patito alle Olimpiadi, e anche se qualcuno non lo sapesse non mi sembra che Rocchi debba ancora dimostrare qualcosa: il suo valore è universalmente riconosciuto. Dunque sono sicuro che saprà attendere serenamente la sua occasione. A meno che... A meno che il vero «nemico» del tandem d'attacco Pandev-Zarate non si annidi da qualche altra parte. Magari nell'inconscio di Delio Rossi, il quale, a sentire i maligni, non voleva l'ingaggio di Zarate e tuttora non si è rassegnato a dargli una maglia da titolare fisso. Speriamo, amici laziali, che davvero di malignità si tratti...