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«Squadra forte ma va in campo senza stimoli»

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«Ci stiamo facendo male da soli - commenta dopo l'ennesima sconfitta di Bergamo - eppure abbiamo tutto per poter far bene». Non è un bel momento per i tifosi laziali. «Sinceramente me lo aspettavo: i laziali hanno la paura dei sofferenti, sono come coloro che, essendo stati malati, temono che la malattia torni. E la malattia puntualmente torna proprio perché tutti si aspettano che torni». Cosa sta succedendo? «La Lazio è come uno scalatore che, a un passo dalla vetta, si accorge di avere le vertigini. È come un attore che per una vita sogna un grande ruolo in un film e poi, quando ha un provino davanti a Martin Scorsese, inizia a balbettare...! Quest'anno avevamo tutto per far bene: la società aveva azzeccato gli acquisti, l'ambiente aveva ritrovato il giusto entusiasmo. Poi, tutto è svanito, per gelosia». Gelosia? «È una gelosia implicita, si vede, si capisce, si nota. Ed é una cosa assurda. E' come se io facessi un film, l'attore coprotagonista esplodesse, ed io fossi geloso di lui! Se Zarate è sotto i riflettori, anche tutti gli altri lo sono. Forse qualcuno non ha capito questa cosa...». Cos'è successo contro l'Atalanta? La premessa è che Bergamo per noi é sempre stato un campo maledetto. Se poi aggiungiamo che Carrizo gioca in linea con i 4 difensori e Rozehnal inizia a dribblare a centrocampo, l'esito non può che essere questo». Qual è il rimedio? «I giocatori inizino a dimostrare maturità e rispetto per la maglia che portano, anche perché la società non gli fa mancare nulla. E poi c'è Rossi: spero che il mister faccia come Mourinho, deve dimostrare tutta la sua forza, anche con scelte impopolari. Questa squadra gioca senza motivazioni e senza carattere, che sono alla base dello sport. La Lazio é forte, ma non ha capito di esserlo. La verità é che non crediamo in noi stessi».

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