La rinascita giallorossa
passa anche per il fattore «C»
Ma dato che a noi il pallone piace perché poi tanto logico non è, eccoci a parlare di un altro fattore. Chiamatelo come volete: fattore C, sorte, gli dei del pallone. Il risultato è sempre lo stesso. E' quello che ti fa pensare che un paio di mesi fa la conclusione di Trica, uno dei migliori del Cluj, a due passi dalla porta, non sarebbe mai finita fuori, ma avrebbe certificato l'ennesimo errore della difesa della Roma. Sì, è cambiata l'aria, oltre che il modulo. E allora, la fortuna che aiuta gli audaci, s'è presa a cuore le vicende della Roma. Per mesi ci siamo dibattuti in analisi approfondite Ma due aspetti apparentemente imponderabili hanno fornito gli strumenti alla squadra di Spalletti per voltare pagina: la vittoria nel derby, evento che per sua natura non ha nulla a che vedere con la logica, e la conseguente rinnovata fiducia nei propri mezzi di un gruppo che fino a cinque settimane fa sembrava una Armata Brancaleone e che adesso può arrivare prima nel girone di qualificazione dove c'è il Chelsea, vicecampione d'Europa. C'è logica in tutto questo? No che non c'è. Due sere fa, in quel frigorifero di Cluj, mancavano Panucci, Cicinho e Aquilani, con Vucinic e Pizarro a mezzo servizio. Cinque potenziali titolari. La pratica infortuni non è stata mica evasa. Ma nessuno la evoca. Perché è meno pressante, meno urgente, Perché si vince e perché - come diceva il titolo di un film - qualcosa è cambiato. Anche lo sguardo benevolo della sorte (o di chi per lei, fate voi) che fino alla metà di ottobre s'era dimenticata della Roma di Spalletti.