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Il calcio é lo specchio dell'italia

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In Italia, purtroppo, la situazione è molto meno equilibrata perché il calcio lascia poco spazio alle altre discipline ma sfortunatamente rappresenta, malgrado i quattro titoli mondiali, aspetti poco edificanti della nostra società, rappresentativi del clima di confusione, sociale ed amministrativa, nel quale vive il nostro paese. Mentre scrivo non so ancora se oggi pomeriggio i giocatori del Pescara scenderanno in campo. L'aspetto più grave è che molte delle 132 squadre professionistiche del nostro calcio non pagano puntualmente gli stipendi ai propri giocatori. Non solo, ma se non sono costrette, non pagano tante altre cose, dalle imposte all'affitto degli stadi, che sono quasi tutti di proprietà comunale. Il calcio, in virtù della sua popolarità, si permette di vivere in un disordine di fronte al quale pochi hanno il coraggio di protestare e di esigere il rispetto degli impegni assunti. Senza arrivare ai livelli del Pescara, il ritardo di 4 o 5 mesi nel pagamento degli stipendi è ormai diventata una regola. Tra le disinvolture amministrative del nostro calcio ne voglio citare una abbastanza significativa. Il Cagliari da qualche anno a questa parte rifiuta di comunicare le presenze degli spettatori paganti, l'incasso ed il numero degli abbonati. Personalmente avevo l'abitudine di compilare una tabella nella quale, fatto salvo il numero degli abbonati, si poteva valutare il diverso potere di richiamo delle squadre del nostro massimo campionato. Poco male, ma mi chiedo perché la Lega consenta ad una società di non comunicare dati che a me sembrano importanti e che non c'è ragione perché debbano essere tenuti segreti. Ultimamente anche la Lazio (non in tutte le partite, per la verità) non ha comunicato presenze ed incassi e non vorrei che in queste disattenzioni si nascondessero piccoli imbrogli amministrativi. Il calcio è proprio lo specchio del degrado del nostro paese.

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