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Rossi: "Il tridente non si tocca"

Delio Rossi

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Il peso della sconfitta nel derby, tuttavia, grava sulla bilancia degli umori almeno quanto la spada di Brenno. «Ho scelto di parlare oggi perché durante la settimana del derby ho preferito non rilasciare dichiarazioni - ammette davanti a taccuini e microfoni il tecnico laziale - sono a capo di questo gruppo, il derby non è andato bene e ho deciso di metterci la faccia. La vittoria ha tanti padri, la sconfitta è orfana: se la Lazio avesse vinto, in tanti avrebbero preso parola». Rossi a tre giorni di distanza rivive la sfida contro i giallorossi. E la rivive con rammarico. «Se avessimo pareggiato, e di occasioni ne abbiamo avute, si parlerebbe di una squadra con grandissimo cuore, carattere, coraggio. Invece, i giudizi sono inscindibilmente condizionati dal risultato finale. La squadra non mi è dispiaciuta, siamo mancati nelle ripartenze, non abbiamo accompagnato l'azione offensiva come avremmo dovuto. personalmente siamo andati meglio con la Roma che contro il Siena dove abbiamo vinto per tre a zero». Rossi mastica amaro ma tiene botta: la sua squadra, pur giocando con un uomo in meno, ha dominato l'avversario senza riuscire a rimettere in piedi una partita compromessa per una disattenzione collettiva. Il tecnico prova a stemperare i toni cercando si riequilibrare l'opinione comune dopo tre giorni di delirio mediatico. «Sembra che abbiamo perso il derby per tre a zero contro una squadretta qualsiasi - continua Rossi - ricordo a tutti che abbiamo giocato contro una formazione che dieci giorni fa, in Champions League ha fatto tre gol ai vicecampioni d'Europa del Chelsea. Ho letto i giornali, ho sentito le radio, ho preso atto dei commenti e dei giudizi. non devo replicare a nessuno, l'importante è non andar dietro a certe cose. Le critiche le faccio mie, ma continuerò a sbagliare sempre con la mia testa, deciderò sempre per il bene della Lazio, e ci metterò sempre la faccia». E Rossi continuerà a metterci la faccia, almeno fino a fine stagione. L'accordo con la Lazio scadrà il prossimo 30 giugno, all'orizzonte non si vedono segnali per una riconferma. «I contratti tra le società e gli allenatori sono come i matrimoni - ci scherza su l'allenatore di Rimini - all'inizio del rapporto, quando dormi con la moglie va tutto bene, si vedono soltanto fatti positivi. Poi, strada facendo, dai per scontate il 90% delle cose positive e metti in evidenza il 10% delle situazioni negative. Alla fine, dopo alcuni anni, ti ritrovi a lamentarti perché russa...». Delio Rossi russerà anche, ma di certo non dorme. Il tecnico ha fiutato l'aria, rendendosi conto che, esclusi ribaltoni clamorosi, da luglio in poi sarà su un'altra panchina. Non ci è dato sapere se sarà lui a cercarsi un'altra squadra o la Lazio a dover declinare su un altro tecnico. Il matrimonio tra Lotito e Rossi, del resto è in crisi da tempo, e solo per il bene supremo - ovvero la Lazio - si è scelto di andare avanti da separati in casa. E i due coniugi si son comportati in maniera esemplare: il presidente mettendo a disposizione del tecnico quanto di meglio il mercato e le casse della società potessero offrire, l'allenatore rigenerando un gruppo dalla macerie della passata stagione e portando la squadra nei quartieri nobili della classifica. «Abbiamo perso il derby ma non dobbiamo autoflaggellarci: il campionato va avanti è c'è sempre il derby di ritorno. Nella sfida che vincemmo per tre a zero, per i primi 40 minuti della partita non passammo la metà campo. Poi Ledesma spianò la strada a un successo che - a tutt'oggi - resta storico per il margine con cui abbiamo superato i giallorossi. Se potessi rigiocare la partita contro la Roma cambierei pochissime cose, di certo non cambierei mai lo schieramento iniziale con il tridente. A Zarate non chiederò mai di occupare una posizione fissa: i miei attaccanti devono svariare, se li lasciassi davanti alla porta non segnerebbero mai perché non è nelle loro caratteristiche. Non dobbiamo buttare quanto di buono abbiamo fatto fino a questo momento. Siamo a un punto dalla Champions League e domenica abbiamo uno scontro diretto contro una diretta concorrente. Col Genoa sarà una partita dura, spero che il derby non lasci scorie. Per questo ho detto alla squadra di non mollare. Il contratto? Lavoro ogni giorno allo stesso modo, la scadenza di giugno non mi condiziona. E' come se avessi un accordo per dieci anni, tanto.. il contratto non lo avevo ieri, e non l'avrò domani...».

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