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Djokovic guida la «rivolta» contro Nadal e Federer

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Nel gennaio scorso, sovvertendo i pronostici ma confermando alcuni segnali, il serbo Novak Djokovic ha vinto la prima prova stagionale del Grande Slam imponendosi nell'Open d'Australia. Djokovic era già stato finalista qualche mese prima a Flushing Medadows, battuto ma non dominato da Roger Federer. La rapidità con la quale aveva avvicinato i due incontrasti dominatori delle ultime stagioni tennistiche, lo stesso Federer e lo spagnolo Rafael Nadal, aveva fatto pensare che in tempi brevi ci potesse addirittura essere al vertice un cambio della guardia. Invece, anche se lo stesso Djokovic ha vinto anche la prima delle nove tappe del circuito Masters Series ad Indian Wells, Federer ma soprattutto Nadal appena il grande tennis ha ritrovato l'Europa e la terra battuta hanno ripreso il controllo della situazione. Nadal ha vinto per il quarto anno consecutivo sia il torneo di Montecarlo che il Roland Garros, battendo in entrambe le circostanze Roger Federer. Ha mancato la terza vittoria al Foro Italico, tradito da una vescica al piede che gli è costata l'eliminazione da parte del connazionale Juan Carlos Ferrero. In particolare il modo in cui Nadal ha sconfitto Federer a Parigi è stato addirittura imbarazzante. A Wimbledon Federer aveva battuto Nadal in quattro set nel 2006, in cinque set l'anno dopo, logico chiedersi se i tempi non fossero maturi per un sorpasso. Che infatti c'è stato attraverso una delle più belle partite mai giocate in tutta la storia del tennis. Non c'è stato bisogno di attendere i successivi tornei per definire la finale di Wimbledon come il match dell'anno mentre si erano ormai create le premesse per un ricambio al vertice della classifica mondiale che è puntualmente avvenuto in agosto quasi contemporaneamente al successo ottenuto da Nadal anche nel torneo olimpico. Intanto Federer, pur mantenendosi ad un livello eccellente, non vinceva più come prima. Alla vigilia dell'Open degli Stati Uniti il record del campione svizzero registrava solo due vittorie in due tornei di minore importanza, come quelli dell'Estoril e di Halle. Si è cominciato a scrivere che solo vincendo a Flushing Meadows Federer avrebbe potuto salvare la stagione e Federer non ha tradito i suoi tifosi, aiutato in parte dallo scozzese Murray che ha battuto Nadal in semifinale prima di consegnarsi, senza più energie, a Roger in una finale senza equilibrio. Si arrivava intanto al Masters con i primi due giocatori del mondo in condizioni precarie. Si gioca troppo, lamentavano alcuni. In realtà oggi si gioca di meno di trenta o vent'anni fa ma si fatica di più, perché c'è maggior equilibrio, il gioco è più veloce ed i cambi di superficie e di continente sono molto più frequenti. Intanto alle spalle dei primi crescevano lo scozzese Murray che aveva riscattato la sconfitta di New York battendo Federer a Madrid, ma anche il francese Tsonga, che dopo essere statoi finalista in Australia in gennaio era stato bloccato durante l'estate da un infortunio. Aveva però ricaricato la batterie conquistando, vincendo a Bercy, l'ultimo posto disponibile per il Masters. Questa gara confermava i difetti della sua formula. Nadal vi rinunciava in partenza, Murray spendeva tutte le sue energie per eliminare Federer mentre Djokovic non si faceva sfuggire l'occasione imponendo in finale la sua personalità al russo Davydenko, il primo dei secondi. Alla fine della stagione troviamo ai primi tre posti gli stessi giocatori di un anno prima con la sola variazione del cambio di posto tra Nadal e Federer, tuttavia il grande tennis acquisiva, oltre a Murray, che era già in sala d'attesa, altri tre nomi importanti come i francesi Tsonga e Simon e come l'argentino Del Potro. Molto più confusa la stagione femminile che ha cambiato più volte regina dopo avere perduto quella che aveva dominato i due anni precedenti, Justine Henin. Abbiamo una numero uno come Jelena Jankovic che non ha ancora vinto una sola prova del Grande Slam. Bloccata da un problema alla spalla la Sharapova, l'impressione è che se ritrovano la voglia di un tempo le sorelle Williams siano ancora le più forti. Ci sono sei russe tra le prime undici della classifica ed in ogni caso gli scarti sono minimi per cui è probabile che anche la prossima stagione veda continui variazioni al vertice a meno che non nasca qualche fenomeno in grado di mettere ordine.

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