La Roma ritrova Baptista e la vittoria con la Lazio
Prima Panucci, e il doppio Vucinic, stavolta basta Baptista. Serviva, ci voleva, era indispensabile. Non si poteva rimandare, non si poteva nemmeno immaginare cosa sarebbe stato questo lunedì con un altro risultato. Non s'è vinto nulla, ma il groppo è andato via. Il cammino è ancora lungo, tribolato, a caccia di conferme nel segno della continuità, ma questi tre punti pesano. Caro Zeman, altro che storie: questo derby non valeva come una partita qualunque, ma come dieci. E non solo per la scontata rivalità con l'altra sponda, con la Lazio ambiziosa e attaccante. No, qui in ballo c'era molto di più: una classifica tremenda, asfittica, orribile. Una stagione balorda, infida, deludente. Tre mesi con un solo ricordo e mezzo, per di più europeo: secondo tempo a Bordeaux e la sera col Chelsea all'Olimpico. Poi basta. Niente scudetto, chimera quarto posto, terrore chiamato serie B. Poi però, nel momento più delicato, ecco il guizzo, il ricordo. La Banda Spalletti che torna a vincere. La musica da ieri è dolce. Bisognerà farla proseguire, darle quella continuità smarrita, ma la nottata è passata. E per fortuna, il suo ricordo non passa. No, finalmente per il popolo giallorosso, il riavvolgimento delle immagini di una partita fanno piacere, non inducono all'imbarazzo, alla tentazione di cambiare canale. Viene voglia di chiamarsi, raccontarsi, esprimere il piacere per uno scampato pericolo. Con quelli che, sbruffoni, ti confidano con l'aria consapevole: ma io lo sapevo che si vinceva. Un corno. Non lo sapeva nessuno. Perché dopo tre mesi di sofferenza acuta, c'era voglia di concretezza. E non di sogni, di aperture di credito, di rinvii a giorni migliori, vedendo gli altri far festa, risolvere la crisi, segnare, vincere, esultare. Finalmente, anche in campionato, per la Roma è arrivata l'ora. Non ha vinto nulla, ma nel microcosmo giallorosso, questa può e deve essere la partita della svolta. Anche se adesso, a Lecce, serve lo stesso spirito, la stessa «tigna», lo stesso risultato della scorsa notte. Che è passata, ma che i tifosi romanisti portano dentro gelosi e finalmente sereni, come un ricordo indelebile: quello dello scampato pericolo.