A volerla vedere in positivo - e l'esercizio di fiducia dopo ...

Merito o colpa, fate voi, della presunzione dell'altro, della scarsa fame di chi si sente più forte, e soprattutto della carica un po' disperata di chi, non potendo fallire, mette dentro a quell'ora e mezzo di calcio, tutto quello che possiede e a volte - grazie ai nervi - anche qualcosa di più. Insomma, la Roma in zona retrocessione, la Roma che non vince in campionato da un mese e mezzo, la Roma che sta più giù di 14 punti rispetto alla Lazio, senza dubbio arriva a questo derby in condizioni pessime. Le assenze di Pizarro e Aquilani, forse quella di De Rossi - che comunque sarà menomato - e con Totti ancora lontano dalla forma migliore e splendente, condiscono il quadro a tinte fosche che fa felici gli scaramantici romanisti e preoccupa quelli laziali. Per quel ruolo di cui sopra. Riti e vudù pallonari di una partita che condiziona gran parte della città, nelle sue passioni, scuotendo le sue viscere più sensibili. Ma poi c'è la logica, c'è il responso del campo, c'è lo stato di forma e c'è tutto quello che prescinde dal derby. Chi vincerà? E prima delle due squadre che vanno in campo, chi saprà avere il sopravvento a livello psicologico? La logica o la passione scaramantica. La domanda resta nell'aria umida di questa Capitale troppo bagnata per restare all'asciutto di pulsioni calcistiche. Ed in fondo, tra le novità di questa centosessantatreesima vigilia, c'è proprio il nuovo ruolo che la Roma vuole ritagliarsi. Certo, non l'avrà fatto apposta, ma adesso che c'è, si gioca la carta della squadra, messa male, che chiede al derby quei punti da - come dicevano una volta i vecchi cronisti sportivi - «da ultima spiaggia». E non mancano certo i ricordi e i paragoni con situazioni speculari, magari lontane nel tempo, ma capaci di restituire gli stessi umori di questa gara. Che arriva alla domenica sera con la consapevolezza che la Lazio è una squadra vera e completa, pronta al salto di qualità; e che la Roma sta messa male, ma così male, che non può permettersi più errori. Derby compreso.