Vucinic carica la Roma: "Siamo più forti"
Guardi l'allenamento e capisci che sta preparando il bis. Partitella più tesa del solito, Vucinic fa centro. Annullato. «Perché? Perché?» urla Mirko a Spalletti mentre Totti lo prende in giro. «Noi attaccanti siamo così - ci spiega Vucinic - un gol è sempre un gol». A Roma ne ha segnati 22 su 90 presenze. A Lecce 19 in un campionato. Che succede? «Il paragone non regge. A Lecce la squadra giocava per me, tutti i palloni erano indirizzati al sottoscritto. Comunque è vero: devo trovare più continuità». I tifosi la accusano di giocare una partita bene e le tre successive male. «È una questione di carattere, sono fatto così. Ma devo cambiare». È il caso di cambiare anche la vostra classifica. «Preferisco non guardarla. Il campionato è ancora all'inizio e non dimentichiamoci che l'anno scorso avevamo undici punti di ritardo dall'Inter e alla fine abbiamo "rischiato" di vincere lo scudetto». L'obiettivo della Roma è il quarto posto? «Io spero di arrivare ancora più in alto, magari fino al secondo posto. Battendo la Lazio possiamo iniziare la nostra rincorsa visto che loro adesso sono quarti. Come ogni anno il nostro traguardo è l'ingresso in Champions League». E stavolta la finale si gioca a Roma... «E chi se lo dimentica? Lo sappiamo bene e per noi è una spinta in più. Nella partita con il Chelsea abbiamo dimostrato di poter puntare al primo posto nel girone. Poi, negli eventuali ottavi, vorrei incontrare la più scarsa tra le avversarie possibili. Sarebbe ora dopo i sorteggi sfortunati degli anni passati». Veniamo al derby. Come si spiegano 14 punti di ritardo dalla Lazio? «Se non vinci le partite è normale finire così in basso. Secondo me c'entra anche la sfortuna, vedi Bologna e l'autogol a tempo scaduto» Quel pareggio ha fatto svanire l'«effetto-Chelsea»? «No, perché siamo consapevoli di aver imboccato la strada giusta. Dobbiamo giocare le prossime gare con la stessa mentalità delle ultime due e i risultati arriveranno». Domenica c'è subito un altro esame. «La stracittadina è una sfida particolare, soprattutto qui a Roma. Mi piacerebbe segnare, ma non sarà facile, soprattutto contro questa Lazio che sta vivendo un momento bello. Nonostante tutto sappiamo di essere più forti di loro e vogliamo dimostrarlo domenica: dovremo correre tanto». La tensione già si avverte nello spogliatoio? «L'aria che si respira a Trigoria è diversa dal solito. Io cerco di fare le cose di sempre ma bastano pochi minuti di allenamento per capire che non stai preparando una gara normale». Questa Lazio vi fa paura? «Stanno andando forte, ma non ho mai visto una loro partita per intero. Mi sono limitato a guardare in televisione gli highlights. Meglio pensare a noi stessi». Se potesse scegliere, chi toglierebbe a Delio Rossi? «Ledesma. Lo conosco bene perché abbiamo giocato insieme a Lecce. Cristian è il giocatore della Lazio che mi impressiona di più». Con Pandev, invece, ci sarà un derby nel derby. «Anche lui è bravo, una bella sfida. Spero di vincerla io». Sembra che lei sia specializzato nei gol difficili. Ne sta preparando uno per i "cugini"? «Mi accontenterei di segnarne uno facile, bello o brutto non mi interessa. Anzi, preferisco vincere con un gol di Totti così a fine partita sarà lui a pagare da bere». Una formazione con lei, il capitano e Baptista è pensabile? «Perché no? Secondo me si può fare anche se la domanda va girata a Spalletti». Lo avete convinto voi giocatori a cambiare modulo? «Che io sappia no, ha scelto lui senza parlare con nessuno. A me basta giocare, la posizione in campo non mi è mai interessata». È vero che con i nuovi acquisti non riuscite a comunicare per problemi di lingua? «Una fesseria, si stanno inserendo alla grande e già riescono anche a fare battute simpatiche in italiano». Il ritiro è stato utile? «Sono d'accordo con De Rossi, non serve a niente, l'abbiamo dimostrato l'anno scorso. Dormivamo a casa e poi vincevamo le partite». Qual è stato il gol più importante della sua carriera? «Il primo della storia del Montenegro, anche se era un'amichevole. Indossare la fascia di capitano della nazionale per me è una grande responsabilità. Il mio Paese sta vivendo un momento importante, speriamo di entrare presto in Europa». Perché si ferma quando esulta? «Una volta dopo un gol non sapevo che fare e m'è venuto spontaneo quel gesto, poi ho continuato così. L'esultanza col "taglio della gola" di Lecce? Basta, se la rifaccio mi danno cinque giornate di squalifica». Il suo futuro è a Roma? «Me lo immagino qui ma al momento non mi pongo il problema visto che ho un contratto fino al 2011». E se la Roma non dovesse entrare in Champions? «È un'eventualità che non prendo neanche in considerazione. Siamo una grande squadra e lo dimostreremo già con la Lazio».