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Se la romanità diventa «limite» per 90 minuti

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Dunque non il migliore degli approcci al derby, per il quale in casa romanista si allontana qualche nuvola dal cielo puntualmente grigio dell'infermeria, la vecchia guardia dovrebbe rispondere all'appello con l'eccezione di Aquilani, destinato alla panca. Rimangono dunque due i romani in campo dall'avvio, Totti e De Rossi, gli altri due la sponda opposta li destinerà alla panchina. Si tratta di De Silvestri e Firmani, tra l'altro di non provata fede biancoceleste, dunque la Lazio avrà un ulteriore contributo di serenità. Sappiamo tutti quale sia lo spirito di chi è nato a Roma nei confronti della stracittadina, vissuta quasi con una tensione che non aiuta. Ricordo, in un passato neanche troppo lontano, come Giuseppe Giannini affrontasse il derby in un incomprensible stato di agitazione mentale, fino a contagiare negativamente i compagni oltre a interpretare l'impegno nel più deleterio dei modi. Del resto neanche campioni collaudati come il capitano attuale e il suo delfino, raramente hanno garantito un rendimento all'altezza della loro fama nel confronto che i tifosi si ostinano a ritenere il più sofferto della stagione. E se il basso livello di rendimento affligge anche Franceco Totti e Daniele De Rossi, allora il popolo romanista trova quasi impalpabili motivi di conforto. Anche in questa occasione Spalletti dovrà molto lavorare sugli aspetti psicologi della partita, Delio Rossi può giocarsela senza patemi. Chi a Roma vive occasionalmente, o viene da oltre confine e perfino da oltreoceano, non vive le stesse emozioni di chi, calendario a parte, gioca comunque in casa. Come se, per la Roma, non bastassero i motivi di allarme.

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