Il Milan cerca la fuga

Poi guardi alla panchina, vedi che ti puoi permettere di lasciarci Favalli e Emerson, Pato e Inzaghi, con Andryi Shevchenko in tribuna, e capisci, e non solo perché ti chiami Carlo Ancelotti, che non hai bisogno di essere preoccupato né di poterti definire l'anti-Inter. Hai solo bisogno che la squadra continui a vincere, cominci magari a convincere un po' di più sotto l'aspetto del gioco e della continuità di rendimento, e che quel funambolo di Ronaldinho diventi geniale anche lontano da San Siro, rendendo un po' meno complicati gli scontri fuori casa con le piccole. «Sicuramente - è l'opinione di Ancelotti - siamo nelle condizioni di giocare meglio rispetto a Cagliari. Sfatato il tabù di Bergamo, proveremo a progredire anche contro il Lecce. Anche Ronaldinho, come la squadra, fuori casa si è espresso al di sotto delle sue possibilità: credo si tratti di una questione di ambiente, a San Siro è più stimolato. Io almeno mi sono fatto questa idea». Così come pensa che la fortuna, finalmente, giri un po' anche dalla parte rossonera, nonostante si senta ancora in debito. Allora meglio non provocarla troppo, e mantenere un profilo basso. Anche troppo, forse. «Quello di Lecce è un campo dove spesso abbiamo incontrato delle difficoltà: speriamo sia la volta buona - si augura Ancelotti - anche se un pareggio non si può disprezzare in questo momento del campionato». Mani avanti, insomma, come il baricentro della squadra. Col consueto albero di Natale: Kakà e Ronaldinho dietro a Borriello, Seedorf a centrocampo col super Gattuso attuale, e Flamini al posto di Ambrosini. In difesa rientra Kaladze al fianco di Bonera. Per l'allenatore del Lecce, Mario Beretta, sono i più forti e i favoriti per il campionato. Ancelotti condivide. E se il suo Milan comincia a imporsi anche sulle piccole fuori casa, mantenere il buon umore per lui sarà davvero un gioco da ragazzi.