Le bandiere tornano a sventolare
Se infatti l'Inter può archiviare il romanzesco pareggio di Cipro, dove con le proprie mani ha indirizzato il destino, facendo e disfacendo la tela senza neanche i sani principi morali di Penelope ma salvando comunque una solida classifica, la Fiorentina ha virtualmente salutato l'Europa che conta. Così le chiarine degli araldi hanno celebrato soltanto le imprese della Roma e della Juventus, ordine rigorosamente cronologico, capaci di mazzolare rudemente due colossi del calcio continentale come il Real Madrid, e al Bernabeu!, e il Chelsea. Trionfi che vanno oltre il riscontro numerico, perché hanno riproposto alla ribalta due icone del calcio nazionale come Fancesco Totti e Alessandro Del Piero. Due che i momenti di gloria li hanno vissuti fin troppe volte, ma che soprattutto hanno confermato di poter vincere la battaglia più difficile, quella contro lo scetticismo. Simboli delle rispettive città: anche se Del Piero è giunto a Torino dalla Marca trevigiana, mentre Totti è di Porta Metronia, la romanità fatta persona, nel cuore e negli atteggiamenti. Del Piero ha felicemente eluso i limiti che affettuosamente Gianni Agnelli gli aveva imposto, insomma Pinturicchio non è Giotto, è rinato da un infortunio che aveva messo in dubbio la sua carriera. Poi è sopravvissuto alla filosofia di due grandi tecnici come Fabio Capello e poi Claudio Ranieri, fin troppo attenti a salvaguardarne le superstiti energie. Francesco Totti, guai fisici a parte, di presunte incomprensioni non ha mai sofferto, a meno di non tornare ai tempi del catastrofico Carlos Bianchi. Ma entrambi, superata la trentina, hanno dovuto respingere più volte i maliziosi sospetti di bollitura, affrettati e superficiali. E per fortuna non condivisi dal solo giudice inappellabile, il prato verde che li ha visti galoppare, felici e ispirati, nelle magiche notte della Champions. Si rassegnino, i detrattori rosi dall'invidia, gli eroi sono tornati, alla resa non hanno né tempo né voglia di pensare.