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Tiziano Carmellini ...

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Detto che il capitano da solo non basta, il risultato è in parte bugiardo: tra le due squadre quattro gol di differenza non ci sono, almeno per quello fatto vedere in campo. La differenza l'ha fatta Ibrahimovic: lo svedese da solo spacca la partita a metà e serve su un piatto d'argento i tre punti al portoghese. La Roma resta al palo a quota sette punti in altrettante gare: media retrocessione. Spalletti rompe gli indugi e gioca la carta Totti al suo rientro da titolare dopo l'infortunio dello scorso aprile e il successivo intervento al ginocchio destro. Ma è l'unico azzardo perché gli altri due «recuperati» Tonetto e Pizarro restano in panchina per il più classico dei 4-2-3-1: una sorta di ritorno al passato visto che tolti Riise e Loria è la Roma dello scorso anno. Dall'altra parte la sorpresa Mourinho la gioca in attacco. Nell'inedito 4-1-4-1 nerazzurro non c'è infatti Cruz come pronosticato alla vigilia ma il giovane Obinna: uno che a Roma ha rischiato più volte di arrivare nel mercato estivo. Impressionante la panchina dell'Inter che tiene in caldo Adriano, Mancini, Cruz e Balotelli oltre ai due ex Samuel e Dacourt. Spalletti, che in casa contro l'Inter non ha mai vinto, alla vigilia aveva provato a far dimenticare ai suoi questo avvio disastroso, cercando di risvegliare il vecchio orgoglio, il gioco e la voglia di mostrare il bel calcio di un tempo. E la sensazione è quella giusta con i giallorossi che partono a testa bassa convinti di potersi giocare la partita a viso aperto. Così è, ma la prima distrazione costa carissima a una retroguardia che soffre molto l'assenza di «testa matta» Mexes. All'Inter basta buttar avanti il pallone e dalla retroguardia nasce l'azione del vantaggio. Ci pensa ancora una volta Ibra che scatta sul filo del fuorigioco e prende con tre falcate altrettanti metri a un Loria imbambolato e a un Cicinho (è lui a tenerlo in gioco) che invece di corrergli dietro cammina come al parchetto sotto casa. Il colpo, secco, non lascia scampo all'uscita disperata di Doni e l'Inter è avanti: 1-0. La doccia fredda gela la Roma che ci mette altri dieci minuti a riorganizzare le idee. Qui la Roma piace, seppur troppo leziosa, perché non si lascia travolgere dall'emozione ma prova a riorganizzare le idee. Ma la sensazione è chiara: ogni palla tra i piedi di Ibrahimovic può trasformarsi in un pericolo vero visto che l'unico in grado di ostacolare lo svedese fisicamente (Mexes) è rimasto a casa. La Roma resta comunque in partita. Totti cresce e col passare dei minuti torna a distribuire palloni alla sua maniera con la Roma che ci mette un po' a capire che il capitano è tornato: un paio di palle col contagiri per De Rossi prima e Vucinic poi. Due minuti della ripresa e Ibra prova a scrivere la parola fine sulla gara. Gran palla di Muntari per lo svedese, Loria liscia l'intervento e il gioco è fatto: sinistro che piega per la seconda volta Doni e ammutolisce l'Olimpico. Ma la Roma si rialza ancora e torna più volte sotto. Prima Cicinho sbaglia una cosa incredibile, poi Aquilani ci prova da fuori e trova una grande risposta di Julio Cesar. Non è aria di andare in paradiso e arriva la beffa che riapre la crepa della crisi. Botta da fuori di Stankovic, palo interno, gol: 3-0, troppo. Poi azione fotocopia: Obinna, sinistro, quattro a zero: pazzesco. E ora tutti a Londra per provare a rialzarsi... almeno in Europa. Perché il campionato fin qui dice quattro sconfitte in sette gare: le stesse totalizzate dalla Roma in tutta la scorsa stagione.

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