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Fabrizio Fabbri Una lezione di ...

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Che per ora non sono un poker servito al tavolo dello scudetto, ma poco ci manca. Per carità, è la seconda giornata e Siena è un caterpillar. Ma la profondità di panchina della squadra di Repesa è apparsa, nella serata da Waterloo della effe scudata, in maniera dirompente. Come la classe degli interpreti schierati e le intuizioni di un coach che quando ne ha voglia fa la differenza. Chi il migliore in una serata dove l'orchestra ha suonato deliziosamente? Il Brezec monumentale dei primi due quarti o il sopraffino Ray? Oppure il Becirovic micidiale sesto uomo, o Gigli, De La Fuente o Jaaber? Ecco, nel gioco d'accademia la palma del migliore va Gigi Datome, killer silenzioso, uomo che ha inferto la coltellata, leggasi tiro da 3, del delitto perfetto, quando Bologna, con 5'30 da giocare nell'ultima frazione era arrivata a - 11 (54-65). E lui che ti fa? Arresto e tiro da oltre otto metri, canestro e tutti a casa. Quintetto diverso rispetto all'esordio con la scelta di Repesa di mettere dentro il talento di Allan Ray ed i muscoli di Primoz Brezec. Mossa azzeccata perché la guardia, ex Boston Celtics, oltre che produrre gioco per sè ed i compagni nella metà campo offensiva ha avuto il merito, sconosciuto ai più, di mettere la museruola a Forte, altro ex Celtics, ovviamente con l'aiuto di una difesa di squadra da clinic. Tranquillizzata dalla massiccia presenza del centro sloveno accanto al dinamico Gigli, Roma ha preso da subito a macinare gioco. 5-6 è stato il momento di massimo equilibrio rotto da un momento di basket che ha scoperchiato le potenzialità di una squadra che forse non è ancora bene in grado di leggere dentro se stessa la propria potenzialità. Il mulinar di gomiti di Brezec, sostenuto da una mano dolce dalla media, ed un paio di giocate offensive d'oltreoceano di Ray si sono così mischiate ai ruggiti da leone capitolino di Gigli e naturale al 10' è arrivato il + 15 (9-24). Repesa ha allora attinto dalla panchina da dove non ha fatto alzare gente qualunque visto che in successione hanno calcato il legno Jennings, Hutson, Becirovic e Datome. Bologna ha faticato a trovare soluzioni in attacco, beneficiando anche di un paio di fischi palesemente favorevoli. Ma la Virtus non s'è scossa ha macinato gioco ed è arrivata un paio di volte a toccare il + 20 (20-40 e poi 22-42) prima di chiudere avanti 26-44 grazie ad un timido risveglio di Forte. Nemmeno il tempo di iniziare la seconda metà di gara e una giocata da tre punti, in stile Nba di Ray capace di tenere magistralmente il contatto sul fallo avversario, ha dato il + 21 (26-47). Bologna ha vacillato, Roma fatto ricorso a tutta la lunghezza della sua panchina per controllare e arrivare con un margine di sicurezza al momento cruciale. Un po' d'affanno nel tentativo di recupero fortitudino e poi la zampatona di Datome per chiudere i conti. Roma c'è e, considerando che potrà crescere, reciterà da protagonista. Ora c'è da recuperare le forze per l'Eurolega. Si comincia giovedì a Berlino. E sarà un nuovo esame per scoprire fino a che punto si vuole essere protagonisti.

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