Fabio Perugia f.perugia@iltempo.it Ancona, ore 16, Stadio ...
Perché oggi è lo Shabbat, il sabato ebraico. E di Shabbat si riposa: il medico ebreo non apre il suo studio, l'impiegato non va in ufficio, l'infermiere non è di servizio e il calciatore la partita non la può vedere nemmeno in tv perché è vietato usare l'elettricità. Probabilmente non tutti sanno che le giornate, nella religione israelita, iniziano al tramonto e finiscono al tramonto seguente. Mentre tutti sanno che oggi alle 16, quando le due formazioni scenderanno in campo, il sole non sarà tramontato. Ciò vuol dire che la nazionale di Israele sgambetterà allegramente in campo, ignorando il Santo Riposo che avrà fine solo alle ore 19.18 in punto. Certo, Israele è una nazione democratica, laica e aperta al dialogo. Dove il passaporto è rilasciato a un arabo come a un ebreo o un cristiano. Ma è altrettanto chiaro che è la nazione simbolo della religione ebraica nel mondo, non tanto per caso ma perché è pieno zeppo di ebrei dalle parti di Gerusalemme. E magari quelli che giocano nella nazionale non saranno neppure troppo religiosi, ma perdere così l'etichetta in terra straniera. Così, facendo due calcoli neppure troppo da cartomante, si può prevedere che per la nazionale di Tel Aviv sarà difficile vincere. Non tanto perché l'Italia gioca un calcio migliore, ma perché di Shabbat Dio riposa e oggi ad Ancona le preghiere degli israeliani saranno tutte vane.