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Carlantonio Solimene [email protected] Una volta ...

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Il principio era la difficoltà, specialmente in difesa, di creare in pochi allenamenti determinati automatismi. Meglio puntare su una retroguardia che funzionasse già a memoria. Schierare l'uno accanto all'altro Baresi, Maldini, Costacurta e Tassotti rappresentava, in effetti, più di una garanzia. Poi si sono aperte le frontiere e l'Italia è stata invasa da difensori stranieri più o meno talentuosi. La scuola tricolore, per qualche anno, ha resistito grazie al talento degli interpreti. Difficile trovare all'estero un Cannavaro, un Nesta o un Panucci. Ma la tendenza era irrefrenabile, e nella stagione in corso ha raggiunto la vetta più alta. Bene ha fatto Fabio Cannavaro a farlo notare dal ritiro della Nazionale a Coverciano. «La mia generazione e quella precedente hanno avuto grandi giocatori nel ruolo. Ora di nuovi Cannavaro ne vedo pochi. Oggi si gioca più a zona, con giocatori meno bravi ad "attaccarsi" all'uomo, si lavora meno sulle basi». Queste le parole del capitano che, seppure con poca diplomazia nei confronti dei colleghi più giovani, ha solo rimarcato una situazione evidente. Oggi, per un difensore italiano, giocare in serie A in una grande squadra, seppur non da titolare inamovibile, vuol dire al 90% essere convocato in azzurro. Non per bravura propria, ma per la mancanza di concorrenza. Basta dare uno sguardo ai reparti arretrati delle presunte «grandi» e delle rivelazioni del campionato per rendersene conto. Il Milan ha sposato una politica «da Real Madrid». Compra più per il marketing che per potenziare davvero la squadra. La dimostrazione sta soprattutto nella difesa, dove sono sì quasi tutti italiani ma, tra Maldini, Nesta, Zambrotta e Bonera, di età media ben superiore ai 30. L'Inter è una colonia di stranieri dove il discusso Materazzi trova sempre meno spazio. Nella Roma i centrali titolari sono Mexes e Juan, stranieri come Cribari, Radu e Rozehnal della Lazio. La Juventus schiera Chiellini, forse l'unico vero erede di Cannavaro, e il discontinuo Legrottaglie. Il Napoli e la Fiorentina sembrano le sole disposte a puntare realmente sui giovani. Non sono casuali le convocazioni in azzurro di Santacroce e Gamberini, mentre scalpitano Cannavaro jr e Contini. In questo contesto desertico, non è difficile prevedere anche per loro una futura chiamata di Lippi. E mentre alcuni dei nostri campioni del mondo - Zaccardo e Barzagli - sono costretti a emigrare, la situazione non è migliore per i portieri. I vari Carrizo, Doni, Frey o Julio Cesar hanno reso problematica la successione a Gianluigi Buffon che, come dimostrano i recenti infortuni, non è eterno. Abbiamo vinto un Mondiale grazie a una retroguardia granitica. Per ripeterci stavolta dovremo basarci sul motto secondo cui «la miglior difesa è l'attacco». Anche per questo Lippi, nell'allenamento a porte chiuse di ieri a Coverciano, ha provato uno spregiudicato 4-3-3 con il tridente Pepe-Toni-Di Natale. Oggi nuovo allenamento e domani la partenza per Sofia.

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