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Quella folle corsa verso l'ignoto

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Partenza lenta, solita accelerazione di Zarate che offre al sinistro mortifero di Pandev il gol sbloccatutto, poi tanta difesa per proteggere il prezioso e per certi versi immeritato vantaggio. Tant'è, un po' per fortuna (clamorosa la traversa colpita di Abbruscato), un po' per la tenuta dei centrali biancocelesti, la prima frazione di gioco si è chiusa con il solo gol del macedone. Al rientro in campo, dopo la sfuriata del tecnico negli spogliatoi, la Lazio ha cominciato a giocare, a sfruttare la qualità del propri solisti, è salito in cattedra Foggia e il Torino è sprofondato nei propri limiti. Palo di Mauri, raddoppio di Zarate con tiro da trenta metri che ha sorpreso l'incolpevole Sereni. Siamo al 18' della ripresa è la partita è finita con i ragazzi di Rossi padroni del campo. Avversari annichiliti e infuriati tanto che finiscono la partita in nove dopo due giuste espulsioni di Sereni e Pratali (anche De Biasi finisce prima della fine sotto la doccia). C'è spazio per il terzo gol di Zarate su rigore, per la rete della bandiera di Amoruso sempre dagli undici metri ma è un trionfo. Al fischio finale dell'arbitro Gava, tutti sotto il settore dei tifosi laziali, quasi mille, che avevano seguito la squadra fino a Torino. E adesso Olimpico pieno contro il Lecce: sabato alle 18, il pubblico laziale non dovrà mancare l'appuntamento con una gara fondamentale per proseguire la folle corsa verso l'ignoto, o meglio verso l'Europa. Già perché sarebbe un errore farsi prendere dall'euforia, meglio continuare a volare basso e pensare a quella zona Uefa che dovrebbe essere l'obiettivo della banda di Rossi. A meno che non si continui a giocare così bene tanto da far «salire l'asticella», come ama dire il tecnico laziale. Complimenti a lui, alla squadra e a Lotito che è riuscito a portare a Roma giocatori importanti e un piccolo fenomeno: Mauro Zarate.

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