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Domenico Latagliata TORINO La prima ...

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Però la Signora deve recitare il mea culpa: passare in vantaggio a Torino conto il Catania e non riuscire a portare in dote tre punti non può essere addebitato alla sola malasorte. Nella circostanza, il pareggio di Plasmati è arrivato grazie a una distrazione difensiva che ha visto Chiellini e Legrottaglie un po' fermi. Ranieri presenta quindi una Juve giovane, mentre Zenga decide di infoltire il più possibile il centrocampo: unica punta (si fa per dire) il giapponese Morimoto, per il resto tutti coperti e allineati intorno al faro Ledesma. Il Catania non inizia comunque male, anzi. Manovra fluida e per nulla timorosa, con Izco da una parte e Llama dall'altra ad arare le due fasce: Silvestre sfiora anche il vantaggio su azione d'angolo, però al primo tentativo la Juve passa: Giovinco illumina a sinistra, Terlizzi e Silvestre dormono della quarta, le testa di Amauri è implacabile. Di fuochi d'artificio, comunque, nemmeno a parlarne. La partita si addormenta abbastanza in fretta, pur se Izco prova a rianimarla con un paio di conclusioni da fuori area che trovano sempre attento Manninger. La Juve non si riaffaccia dalle parti di Bizzarri se non nel finale di tempo con una conclusione telefonata di Giovinco: Del Piero si vede poco e quel poco non è mai dalle parti dell'area di rigore avversaria, piuttosto in mezzo al campo dove comunque è il solo a riuscire a saltare l'uomo. Quando Zenga ridisegna la sua squadra e trova il pareggio (bravo Tedesco nel cross, puntale Plasmati nell'incornata), la Juve va in affanno: le già citate traverse di Del Piero e Amauri non addolciscono la pillola, anzi.

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