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Il telefonino squilla a ripetizione. ...

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Faccio gli scongiuri (tanto gli amici che telefonano non possono vedermi) e declino l'invito per colpa del lavoro tiranno, ma neppure i rituali anti-jella mi impediscono di riflettere sulle cause di un fenomeno cui eravamo disabituati, cioè sull'inversione totale di ruolo fra laziali e romanisti. Eh sì, perché secondo me la vera novità qui sta, in questo clamoroso scambio di karma, e non nei gol di Zarate o nelle parate di Carrizo. Anzi, confesso che non mi faccio troppe illusioni sulla durata di questo interludio in vetta alla classifica. Sono ottimista sulla squadra e sul suo cammino futuro ma non sono un pazzo visionario. In fin dei conti abbiamo battuto Cagliari e Sampdoria, mica il Manchester United e il Real Madrid, e già la prossima partita, col Milan che non ha mai vinto e non può perdere tre volte di fila, sarà talmente difficile che non vedo molte chances di divertirci fino in fondo, là a San Siro. Però il superego raziocinante non riesce a prevalere fino in fondo sull'ego irrazionale, che in fondo in fondo, poveraccio, dopo tutti questi anni di bastonate ha pienamente diritto di sfogarsi un po'. E così ecco che la voglia di prender parte alla migrazione diventa irresistibile, perché irresistibile è l'impulso a festeggiare un momento in cui la Roma - tra infortuni, liti interne, disavventure, distrazioni, lisci e Juan Culio varii - sembra la Lazio mentre la Lazio, gol e spettacolo, sembra la Roma. Anzi, dirò di più. Siccome decenni di sfiga ci hanno insegnato che è impossibile che a loro continui a girare così male e che a noi continui a girare così bene, la voglia di festeggiare, «de annasse a diverti'» a San Siro da capolisti, è ancora più irresistibile. E allora sì, dài, partiamo per Milano, amici laziali, annamose a diverti' nella consapevolezza che se pure Ronaldinho, Pato, Kakà o qualche altro fenomeno vivente - magari l'arbitro, come spesso succede in circostanze simili - ci dovesse battere, torneremmo sempre a casa con un minimo di due punti di vantaggio sulla squadra più forte del mondo, arricchita dai due giocatori più forti del mondo, guidata dal miglior allenatore del mondo, sostenuta dalla miglior tifoseria del mondo. E scusate se è poco.

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