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Profondo Roma

Spalletti e Rossi

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Il «non me ne vado» a caldo del tecnico toscano è stato probabilmente lo spartiacque che tutti aspettavano. Perché sarà un caso, ma le cose sono iniziate ad andar storte da quel fantomatico (?) incontro col Chelsea. Ma la crisi della Roma non può essere ridotta a un passo falso di un allenatore che può giustamente avere le sue ambizioni personali e va analizzata in tutte le sue sfaccettature. Quando una serie di fattori negativi si allineano in un'unica direzione, l'incidente è dietro l'angolo. Tre quelli occorsi alla Roma nelle altrettante uscite di quest'avvio di stagione: troppi. Infortuni Il primo nodo riguarda un'infermeria piena zeppa da troppo tempo. Di fatto Spalletti non ha mai avuto tutta la rosa a disposizione sin dal ritiro estivo di Trigoria. Allo stop, già pesante, di capitan Totti si sono sommati tutta una serie di «piccoli» incidenti di percorso che hanno rallentato la preparazione e complicato il normale sviluppo della preparazione. Che tra lo Spalletti e lo staff medico giallorosso non siano tutte rose e fiori è cosa risaputa, ma quest'anno la cosa rischia di degenerare. Serve subito un faccia a faccia chiarificatore. Mercato Basta con l'alibi Mutu. È vero, la Roma è stata «maltrattata» dalla Fiorentina e «tradita» da un giocatore che aveva già detto sì e si è poi rimangiato tutto giurando amore eterno ai colori viola: vedremo. Ma una grande società deve essere in grado di prevedere delle alternative di livello, cosa che invece non è accaduta. I nuovi acquisti, forse tranne Riise, non sarebbero nella lista degli undici titolari se Spalletti non fosse alle prese con le note «epidemie» mediche. Eppure di soldi non ne sono stati spesi pochi: magari il futuro sarà clemente con le scelte della società che finora ha però «pescato» un mezzo centrale, un brasiliano addormentato e un francese finora oggetto misterioso. A gennaio potrebbe servire un intervento di riparazione. Stimoli C'è poi il problema, pesantissimo, della testa: questa Roma sembra aver perso lucidità. Non riesce a mantenere la concentrazione e pur andando in vantaggio (cosa accaduta sempre nelle prime tre disastrose uscite stagionali) perde poi il controllo della situazione e va sotto. Sintomo preoccupante che lega la poca concentrazione in campo allo scollamento tra i reparti, ma soprattutto a un feeling dimenticato tra gli stessi giocatori: ognuno gioca per conto suo. «Non serve la pizza, non siamo ancora a quel livello» osservazione di Aquilani prima del Cluj passata in secondo piano: non serve «ancora» la cena riparatrice apre comunque lo scenario a un problema interno conclamato. La pizza serve eccome... Tattica Mandare la squadra in campo e farla girare a mille con movimenti acquisiti a memoria e tagli negli spazi, è stata nel corso degli anni una delle armi vincenti di Spalletti. la cosa non funziona più: o meglio, paga meno. Primo perché con una condizione fisica così «bassa» tutto diventa più difficile, secondo perché al quarto anno di 4-2-3-1 la Roma è divenuta provedibile e non sfrutta più l'effetto sorpresa come in passato. probabilmente Spalletti aveva in mente un cambiamento sostanziale del suo modulo, cosa che avrebbe fatto con l'arrivo di Mutu: unico nome vero richiesto alla società in sede di mercato. Ma qui torniamo al discorso dell'affare sfumato e dell'alibi che la Roma non si può più permettere di avere. Ora è arrivato il momento di cambiare: se la situazione è questa Spalletti deve trovare il modo di rivoluzionare questa squadra e il modo di giocare. Sfortuna Dulcis in fundo la sfiga. E quella con la Roma si è accanita non poco. Giuste le valutazioni sulla condizione precaria di alcuni giocatori, su una preparazione fatta a tozzi e bocconi, ma a Spalletti & Co. quest'anno è capitato di tutto. E l'ultimo match di Champions è cartina tornasole: con 4 titolari ko, con un Totti al rientro dopo uno stop lungo una vita e un Pizarro infortunato il giorno prima della gara a fine allenamento, ci si è messa anche la schiena di Panucci: unico giocatore di ruolo in campo nel reparto centrale della difesa. Quando gira storto succede così, piove sul bagnato e non la smette più. Come a Palermo, quando quel gol sbagliato da Aquilani avrebbe cambiato il pomeriggio giallorosso... Ma è tempo di rialzarsi e di dare il meglio di se: anche contro la sfortuna. Lo striscione esposto (silenzionamente in rispetto alla messa per Sensi) ieri dai tifosi fuori dai cancelli di Trigoria era chiaro: «Fuori le palle... se le avete».

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