Domenico Latagliata Il ...
Che, alla faccia dei quasi 34 anni, ha ancora la voglia di un ragazzino e calcia le punizioni in maniera divina. Così, a meno di un quarto d'ora da termine, un siluro da trenta metri e più è finito all'incrocio dei pali russo lanciando la Juve verso il passaggio del turno. I russi fanno paura: iniziano ai mille all'ora, buttandola sul fisico appena possono e mettendo in ogni contrasto la stessa forza di un carro armato. Tymoshuk è l'uomo ovunque, Danny e Arshavin le rampe di lancio per Pogrebnyak: la Juve potrebbe capitolare dopo una dozzina di minuti, ma il portoghese Danny (costato 30 milioni: mai nessuno era stato pagato tanto da quelle parti) si mangia un gol già fatto a pochi metri da Buffon. La Juve, a quel punto, si scuote. Del Piero va via di agilità a metà campo, troppo veloce e agile per i pachidermi russi: il colpo di testa di Trezeguet finisce però a lato. Non un'occasione clamorosa, ma un segnale di vita sì. Bissato poco dopo da un altro numero di Pinturicchio che frutta una punizione vicino alla bandierina destra: testa di Camoranesi, palo esterno. Ritmo alto fino alla mezzora, poi un logico calo: Sissoko fa barriera in mezzo al campo, Poulsen pure ma con errori di misura nella costruzione del gioco che ne certificano l'etichetta di pedalatore e poco altro. Così, quando esce Camoranesi per una botta a una caviglia, la Juve fa fatica a trovare un giocatore che non sia Del Piero cui affidare il pallone: Salihamidzic corre ma non ha la metà della tecnica dell'oriundo, Trezeguet al massimo gioca di sponda, Nedved è limitato da Anyukov. Quando, a inizio ripresa, Arshavin accende la luce, Sirl potrebbe battere Buffon ma si trova la strada sbarrata dal solito fuoriclasse bianconero. Ranieri capisce finalmente che Molinaro (beccato dal pubblico) non c'entra nulla con la partita e chiama De Ceglie, che almeno non fa danni. Lo Zenit pare stia meglio ma la Juve, al solito, non molla mai. Due punizioni e voilà, il gioco è fatto: testa di Poulsen sulla prima e mezzo miracolo di Malafeev. Perla di Del Piero sulla seconda e gol del vantaggio: una sberla da trenta metri che finisce dritta all'incrocio, con il portiere russo a prendere farfalle. Finisce così, in gloria. Grazie al solito, inimitabile, capitano.