Brivido Ancelotti
Per questo ammette che la partita di oggi con il Genoa è «un'occasione importante» da non fallire. Ma non raccoglie le critiche e nemmeno si fa turbare dal toto-succesione che già impazza. «Leggendo queste cose mi sono depresso...», scherza il tecnico, liquidando quelle che definisce indiscrezioni ma vorrebbe chiamare con una parolaccia. «Da sei anni sento sempre i soliti discorsi, sono l'allenatore di una squadra importante. Non mi importa se sto sulla graticola, so solo che devo renderla competitiva - ribatte - Di fronte a queste voci mi è venuto il sorriso, perchè in passato la squadra ha sempre reagito bene: nel 2002 ha vinto la semifinale di Champions con l'Inter, e idem due anni fa contro il Bayern». Il tecnico non smentisce di essersi arrabbiato nello spogliatoio dopo il tonfo di Lugano. Ma reputa «poco approfondite» le critiche alla sua squadra che, dice, «non è ancora il vero Milan. I giocatori che avevo potevano fare meglio, ma la squadra si è allenata poche volte al completo». Sarà, ma l'impressione è che l'alibi non terrà a lungo, e che dalla trasferta in Liguria in via Turati siano attesi i tre punti a tutti i costi. Ancelotti ritrova Kakà dall'inizio al fianco di Seedorf, con Sheva unica punta. Rischia invece la prima panchina Ronaldinho, reduce dalla Nazionale. Con lui si rivedrà anche Borriello che ha recuperato e ha qualche chance di entrare a partita in corso contro la sua ex squadra. Più di Pato che, secondo Ancelotti, non ha ancora abbandonato la filosofia brasiliana del lavoro, fondata più sull'allegria che sulla concentrazione. Nonostante le fatiche in Nazionale, a Pirlo è affidata la regia, spalleggiato da Ambrosini e Flamini. Sicuro è Abbiati tra i pali, mentre in difesa un pestone dell'ultima ora ha messo fuori gioco Senderos, e quindi tocca alla coppia Maldini-Kaladze fronteggiare Diego Milito. Sulle fasce ci saranno Zambrotta e uno fra Bonera e Jankulovski.