UDINE Niente spettacolo, oggi con la Georgia basta ...
«Di fare 10 partite spettacolari di qui al Sudafrica non mi frega proprio nulla - è la sua sincera ammissione - Conta solo quel che sarà tra due anni: se vinciamo sempre 4-0 e poi al Mondiale usciamo al primo turno verrò massacrato. Anzi, se è così anche di più. L'unica musica che mi interessa è la vittoria». Dopo la sorpresa di una partita di sofferenza a Larnaca e le ossa rotte di azzurri in serie, il ct si è trovato di fronte a Udine l'enorme palco del concerto di Vasco Rossi allestito per dietro una delle due porte: al momento, un ostacolo più alto di quel che lascia intendere la Georgia. Le preoccupazioni contro la nazionale numero 77 al mondo, dodici posizioni più giù di Cipro, possono arrivare per paradosso dal rischio di confondere i pali delle porte con i tubi Innocenti («ma vedrete, il mio palco porterà fortuna», assicura il popolare Blasco). E soprattutto dalle condizioni di forma ancora approssimative di tanti azzurri. Su tutti, quella di Luca Toni per il quale Lippi sembra però a sorpresa disposto a puntare ancora. «Di Natale giocherà dal primo minuto, ditelo alla gente di Udine. I tifosi del Bayern invece accendano la tv e ci seguano: così soddisferanno la loro curiosità», il messaggio criptato dell'allenatore. L'assenza di Gattuso toglie a Lippi l'unico uomo in grado di equilibrare il modulo a tre punte. Di qui la formula provata nell'allenamento più moderata rispetto a sabato: Camoranesi avanzato sulla linea d'attacco, il centrocampo a tre composto da Pirlo-De Rossi-Aquilani, Di Natale al fianco di Toni. E in difesa Legrottaglie in coppia con Cannavaro. A conti fatti tre innesti iniziali, Dossena Legrottaglie e Aquilani, e un'Italia meno sbilanciata; poi, il possibile ingresso in campo di due tra Iaquinta, Gilardino e Del Piero. Di fronte ci sarà una Georgia in campo con «la morte nel cuore, ma in grado di ritrovare la forza di giocare», e quel Cuper al quale tolse suo malgrado lo scudetto nell'oramai mitico 5 maggio 2002. «Ma il mio obiettivo - ha concluso Lippi - è tornare a casa con sei punti in due partite: poi ci ritroveremo a ottobre, con maggior condizione, qualche uomo in più. Non mi interessa lo spettacolo, mi basta un'Italia dignitosa ma che vinca. E tra due anni, al Mondiale, ritrovarmi con una nazionale dal cuore grosso e due palle così...». Difficile essere più espliciti.