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Mauri, l'inamovibile É l'ago della bilancia

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Stefano Mauri, croce e delizia dei tifosi laziali: prima osannato, poi fischiato, ancora applaudito. ha saputo riprendersi la Lazio con professionalità e sudore, con fatica, in silenzio. Nella passata stagione sembrava che l'idillio con la piazza romana fosse agli sgoccioli: una preparazione fisica affrettata, i problemi alla schiena sempre lì, a condizionare un rendimento che nella stagione del terzo posto era stato esemplare, almeno fino all'infortunio patito ad Ascoli. Poi il vuoto. Tempi di recupero lunghissimi, una sfida contro il tempo per preparare il preliminare contro la Dinamo Bucarest ed ecco compromessa un'intera stagione. L'entusiasmo della prima giornata di campionato ha acceso gli entusiasmi del popolo laziale, pronto a coccolarsi il nuovo pupillo argentino Zarate e ad accogliere a braccia aperte Tommaso Rocchi. Pandev è inamovibile. E allora? Il dilemma per Delio Rossi non sarà di facile soluzione: il tecnico dovrà sfruttare al massimo le potenzialità della squadra, ma al tempo stesso dovrà mantenere gli equilibri in mezzo al campo. E per fare questo, la presenza del centrocampista lombardo sembra essere quasi indispensabile. Nella passata stagione, il rendimento della squadra è andato di pari passo con quello del calciatore. Nonostante questo, Delio Rossi ha scelto di ripartire nuovamente da lui, dopo aver provato e riprovato nuovi moduli tattici, alla fine accantonati per tornare all'antico. L'idea delle tre punti è intrigante, ma difficilmente Rossi si farà ammaliare da un modulo che si avvicina più al fantacalcio che al calcio giocato. A meno che, non decida di schierare Mauri nella linea dei tre centrocampisti, con Ledesma in cabina di regia e Brocchi (o Dabo) come altri compagni di reparto. Mauri ha già ricoperto il ruolo di terzo centrocampista nel Brescia di De Biasi che tolse alla Lazio di mancini le residue speranze di una qualificazione in Champions. In avanti, insieme a un fuoriclasse di nome Roberto Baggio c'erano Caracciolo (punta centrale) e Bachini. Mauri era alle loro spalle, a faticare, a correre, a far legna. Una cosa è certa: la Lazio di Rossi non può fare a meno di un giocatore del genere. Tridente o no, è lui l'ago della bilancia.

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