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«Cambio tutto»

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Non c'era da piangere dopo la fortunosa vittoria di Cipro, non c'è però granchè da ridere visto che il centrocampista azzurro è stato costretto a un'operazione d'urgenza a Gorizia per la frattura alla mano sinistra riportata nel rocambolesco infortunio. Dopo il doppio ko in 17' di Grosso e Gamberini, l'Italia di Lippi colleziona così un altro infortunio da macumba, e poco importa l'ideale autore del sortilegio. Quel che conta per il ct è aver perso la pedina fondamentale del cambio di formazione annunciato per mercoledì contro la Georgia. «Cambierò molto», aveva preconizzato Lippi, costretto ora probabilmente a rivedere le modalità delle sue variazioni. La parola d'ordine con cui il commissario tecnico torna dal 2-1 rocambolesco di Larnaca è insomma «mai più una sofferenza cosi». Se non altro per non dilapidare il patrimonio della dea bendata accumulato ieri, e per convincere gli scettici che la sua Italia non è quella dei primi 90' ufficiali. «In carriera sono stato fortunato, ma c'è anche molto, molto altro - ha spiegato Lippi - e a me sta bene soffrire per due anni, pur di costruire un gruppo forte». Anche perchè non è il gruppo definitivo, il ct non rimarrà fermo a Berlino: «Di qui al Mondiale ringiovanirò per gradi. L'obiettivo è qualificarci, e anche soffrendo: ma non come contro Cipro. Se va sempre così, mi sa che non sarò io a gestire», la battuta del ct. Voglia di sorridere, insomma, almeno fino allo scivolone di Gattuso. Il ct è pronto a modellare una nuova Italia («i cambi erano previsti, a questo punto della preparazione non si possono reggere due partite in tre giorni»). Rilanciata l'idea di anticipare di due settimane il campionato, il ritardo di preparazione è l'unica motivazione che Lippi vuole trovare per spiegare le grandi difficoltà incontrate: da Toni a Pirlo, passando per la prestazione di squadra. «Toni è molto importante per la Nazionale, ora è solo giù di condizione: tornerà a segnare e lasciare il segno. Così Pirlo che da quando gioca in quella posizione è controllato a vista dagli avversari». A Udine, dove è tentato dal riproporre il tridente («Di Natale in questi due anni è diventato molto più forte, è importante per la Nazionale«), ma senza più rischiare il doppio centravanti, Toni-Gilardino. «Nel gestire i cambi, di solito è meglio cominciare con le tre punte», dice, col pensiero a quel che avrebbe voluto fare a Larnaca e gli è stato impedito dai cambi obbligato. Con Del Piero in rampa di lancio (4 gol in partitella) e Iaquinta visto di buon occhio (3 reti per lui), appare più probabile l'utilizzo di un solo centravanti (Gilardino?), e due esterni offensivi. Soprattuto in assenza di Gattuso, equilibratore di centrocampo. «L'Italia non diverte da tempo? Non sono qui per dominare il mondo. E non mi preoccupano i pessimismi, siamo solo all'inizio».

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