Simone Pieretti s.pieretti@iltempo.it Tre gol per ...
É finita undici a uno, con Inzaghino protagonista assoluto. Ha trascorso un'estate da «epurato» dopo essere rientrato dal prestito dall'Atalanta, e ha ancora voglia di essere utile alla causa. L'affetto dei tifosi non è mai mancato, sarà perché l'attaccante rappresenta l'ultimo frammento dello scudetto conquistato nell'era Cragnotti, sarà perché è tra i pochi calciatori, insieme a un certo Marco Van Basten ad aver avuto il privilegio di aver realizzato quattro gol in Champions League, tutti in una sola partita. Inzaghi è pronto a rimettersi in discussione, a sfruttare le sue possibilità, la sua esperienza, il suo fiuto del gol. La fortuna non è mai stata sua alleata, come quando, nel dicembre del 2003 una frattura al braccio gli impedì di rispondere alla convocazione della nazionale allora allenata da Trapattoni. Inzaghi è ancora lì, con un contratto in scadenza a fine giugno e tanta voglia di stupire. Il discorso di Delio Rossi, venerdì scorso, è stato chiaro: da adesso in poi nessun ostracismo, ognuno potrà giocarsi le proprie carte. Inzaghino ci proverà ancora cercando di ritagliarsi uno spazio tutto suo, come riuscì a fare nel 2000 tra Salas, Boksic, Mancini e Ravanelli. A fine stagione fu scudetto, Inzaghino, proprio lui, il miglior cannoniere della banda di Eriksson.