Legittimi dubbi sulle scelte di Bridgestone
Da quando è fornitore unico degli pneumatici di F1, la Bridgestone porta a ogni gara gomme di due mescole: una più dura e una più morbida. Però la gradazione non è sempre la stessa: varia da circuito a circuito, a seconda delle caratteristiche dell'asfalto, della geometria delle curve e delle prevedibili condizioni climatiche. A costo di essere eccessivamente sommari, diciamo che più fa caldo più si imporrebbe l'uso di gomme dure e viceversa, perché una gomma dura è più difficile da portare alla temperatura giusta, quella che dà il massimo di aderenza e dunque di velocità, mentre una gomma morbida va in temperatura prima ma poi, se la supera, si rovina subito. Ora, tutti sanno che, rispetto alla McLaren, la Ferrari ha più difficoltà a mandare in temperatura le gomme ma, una volta raggiunta quella giusta, non le rovina e le mantiene efficienti più a lungo. Hamilton, oltretutto, ha uno stile di guida che distrugge rapidamente le coperture più tenere. Il risultato è che spesso la Ferrari è più lenta della McLaren in qualifica (dove il tempo va fatto al primo giro) ma poi ha un passo di gara più veloce e costante. Il dubbio sull'operato della Bridgestone nasce dall'inoppugnabile constatazione che quest'anno le gomme portate ad alcuni Gran Premi sono di gradazione più dura rispetto alle quelle adoperate l'anno scorso sulla stessa pista nonostante i motori abbiano più meno lo stesso numero di cavalli. Scelte, dunque, che favoriscono la McLaren e Hamilton senza alcuna apparente motivazione tecnica. Inspiegabile, in particolare, è stato l'aver portato mescole più dure a Spa, dove è arcinoto che, di questa stagione, i 15 gradi di temperatura atmosferica che c'erano ieri sono la norma, non l'eccezione. Qui, con gomme più tenere, nel 2007 la Ferrari massacrò la McLaren e Hamilton arrancò. Ma ieri, grazie alle nuove Bridgestone, la McLaren ha massacrato la Ferrari in qualifica e, oggi, potrà validamente opporsi allo scontato recupero domenicale delle rosse.