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Un talento con il fisico alla Henry, ha detto «no» a Ferguson

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O forse già sapeva dell'asta che si era scatenata su di lui. Barcellona, Inter, Real Madrid, Manchester, oltre alla Roma ovviamente. Il perché? Semplice, per dirla come il suo compagno di squadra Flavio Roma. «Non vorrei esagerare con i paragoni ma posso dire che potenzialmente è un campione, ed ha tutte le carte in regola per arrivare ai livelli di Zidane - ha detto Roma a Radio Radio - ha nelle sue migliori doti tecniche la velocità e credo che saprebbe adattarsi benissimo al gioco di Spalletti. È un giocatore duttile, e può ricoprire diversi ruoli, anche se preferisce giocare in appoggio alle punte, esterno a sinistra». Menez fa parte di quella generazione di fenomeni nati nel 1987 in Francia, che annovera i gioielli Benzema e Ben Arfa solo per citarne alcuni. Ben piazzato fisicamente (1 metro e 81 per 77 chili), parigino di Longjumeau, si forma alla scuola del Sochaux. Lì viene valorizzato da Guy Lacombe (solo omonimia con Bernard ds del Lione) e portato in prima squadra nell'agosto del 2004. L'esordio a 17 anni e tre mesi è travolgente, il ragazzo va forte. Ricopre quasi tutti i ruoli d'attacco (centravanti escluso) e nel gennaio del 2005 esagera: tripletta al Bordeaux nel giro di 7 minuti, record assoluto per la Ligue 1. A quel punto si muove il Re in persona, Alberto di Monaco che lo porta alla sua corte. A Montecarlo prosegue la sua maturazione. Gol, assist, numeri da circo mai fine a se stessi, tanto che qualcuno comincia a scomodare paragoni importanti. Il nuovo Henry, piuttosto che il nuovo Zidane e lui, schivo, preferisce far parlare il campo. Un «matto» positivo, un Cassano con la testa dice di lui chi lo conosce bene come ad esempio Daniele Baldini, osservatore della Roma che l'ha visionato talmente tante volte quasi a stancarsi. Giudizi su di lui sempre positivi nel corso degli ultimi mesi, anche se poi il ragazzo si è dovuto fermare un bel po' per problemi fisici. Pubalgia cronica, tanto che deve essere operato. Torna in campo, perfettamente guarito anche se nella stagione (scorsa), il suo Monaco fatica a raggiungere il centro della classifica. In tutto questo, Menez comincia la trafila nelle nazionali, dall'under 15 alla 21 (47 partite e 29 gol). Nel 2004 agli europei under 17 spazza in finale la Spagna di Fabregas. Quell'attacco sembra disegnato dagli dei del calcio. Oltre a lui ci sono Ben Arfa, Benzema e Nasri e già in Francia li chiamano i quattro moschettieri. Nel corso della stagione scorsa poi, Domenech lo chiama in nazionale maggiore, seppur nella squadra «b». Ora per lui una nuova avventura, intrigante e altamente formativa. «Se riuscirà a stare calmo nella vita privata il suo destino è segnato: diventerà un campione», dice il suo ex allenatore Lacombe. C'è da credergli.

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