Federico Lo Giudice f.logiudiceiltempo.it Una promessa ...
Aveva lavorato tanto, mentre i suoi compagni erano in vancanza, per essere pronto per questo appuntamento. Come sempre non voleva tirarsi indietro per dare il suo importante contributo alla squadra. Qualcuno, forse, al suo posto avrebbe preferito passare la mano. Lui, no. Il capitano giallorosso ha seguito il suo cuore. Così quando a cinque minuti dalla fine, con la Roma in svantaggio, Spalletti ha deciso di mandarlo in campo non ha esitato: si è tolto il fratino buttandosi nella battaglia. Lo stesso istinto che lo ha spinto a calciare l'ultimo rigore, quello che sarebbe potuto essere decisivo per l'assegnazione del primo trofeo stagionale. Di tirarsi indietro proprio non se l'è sentita. Ma il coraggio a volte non paga. Il numero dieci della Roma ha visto infrangere il pallone contro la traversa, e con esso i sogni dei tifosi giallorossi che già stavano assaporando la rivincita dopo la beffa dell'ultima giornata di campionato. Ancora una volta l'Inter, squadra con cui la squadra di Spalletti sta battagliando da tre stagioni per il primato nel calcio nazionale. Ma nessuno nella Capitale se la sente di gettare la croce addosso al Capitano, che resta il vero riferimento della squadra giallorossa. Da parte sua il numero dieci della Roma ha fatto il «mea culpa» per l'errore di San Siro, ma ha aggiunto: «Quando mi hanno chiesto la disponibilità ho detto di sì, me la sentivo di tirare. No, non me la sono sentita di tirarmi indietro». Francesco Totti aveva sognato di ritornare ad essere protagonista dall'infortunio al ginocchio subito ad aprile contro il Livorno. Da quel momento in poi grazie al prezioso intervento del professor Mariani e al lavoro dello staff medico giallorosso, Totti era riuscito a tornare in campo a tempo di record. Un'estate trascorsa interamente a Trigoria in compagnia dell'amico Vito Scala, suo preparatore personale, e di Silio Musa, il fisioterapista che ha lo ha seguito in tutti questi mesi.Il ritorno al calcio giocato avvenuto a metà agosto a Frosinone, aveva dato buone indicazioni, tanto da alimentare speranze di un impiego del numero dieci sin dal primo minuto contro la nuova Inter di Mourinho. Come al solito Totti ha seguito dalla panchina la prestazione dei suoi compagni, incitandoli, spronandoli, spingendoli fino al momento in cui il tecnico non l'ha chiamato in causa per cercare di recuperare una partita ormai persa. Tanta umiltà per un grande giocatore che dopo quel maledetto errore dal dischetto è ritornato verso la panchina col volto scuro e il cuore pieno di rabbia. Una delusione infinita, come l'amore per il suo presidente a cui voleva dedicare l'ennesimo trofeo. Ma nella notte maledetta, per i colori giallorossi, i tifosi della Roma hanno ritrovato il loro condottiero e soprattutto il giocatore che potrà fare ancora una volta la differenza.