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di GIANFRANCO GIUBILO

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E sarà, quel primo appuntamento all'Olimpico, il più difficile approccio al campionato nelle stagioni recenti per la quotazione dell'avversario, un Napoli che coltiva non immotivate ambizioni dopo una campagna estiva lussuosa. Luciano Spalletti avrà a disposizione un organico non ancora delineato secondo le aspettative, tuttora insoluto il problema della sostituzione di Mancini, priorità nelle esigenze illustrate dal tecnico alla società. Anche se, francamente, il recupero di Totti delega automaticamente Vucinic al presidio della fascia sinistra, compito svolto con ottimi risultati nella scorsa stagione, quando il brasiliano era stato emarginato con procedure poco comprensibili. Sempre in attesa che si riesca a centrare uno degli obiettivi dei quali si vocifera, non tutti particolarmente convincenti, Spalletti deve inventarsi qualcosa, anche a causa del ritardo di Taddei a recuperare la condizione. Disegnare un centrocampo diverso da quello abituale pretende una collaborazione e uno spirito di sacrificio finora intravisti soltanto a tratti: giusto chiederli a chi dispone delle migliori risorse tecniche, quell'Aquilani che però continua a palesare la sua renitenza a posizioni diverse dalla prediletta zona centrale, inspiegabile visto che una dimostrazione di duttilità gli aprirebbe più rosei orizzonti anche in azzurro. Nuovi arrivi: onesto il rendimento di Riise, che per il momento non vale il miglior Tonetto, come era fin troppo facile intuire. Più confortante la risposta di un campione già affermato come Julio Baptista, che ha affrontato con encomiabile disponibilità compiti tattici inusuali, soffrendo, per poi uscire alla distanza quando finalmente il tecnico ne ha assecondato le propensioni. Per il momento, è la sola garanzia di un piccolo salto di qualità, quel saltello che la difesa sta ancora inseguendo, e non da poco tempo.

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