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Enrico Tonali PECHINO L'Italia ha ...

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«Sono state Olimpiadi difficili ma abbiamo resistito. Non era facile rimanere tra i primi Paesi nel mondo nello sport. E invece - se nell'economia siamo al 46° posto su 126 Nazioni - qui abbiamo concluso al 9° su 204, per altro un record di presenze. C'è soddisfazione, il nostro marchio evidentemente tira». All'ombra della Grande Muraglia non sono state però tutte rose e medaglie. Al contrario degli Stati Uniti, che nei team hanno avuto un grosso punto di forza, all'Italia sono mancate proprio quelle squadre che ad Atene 2004 avevano conquistato almeno un oro, quattro argenti ed un bronzo (quello del calcio). È sfuggito pure il podio della ginnastica ritmica, ma non davvero per demerito del bravo sestetto guidato dalla romana Elisa Santoni: «Quando si assiste a cose come quelle accadute al Gimnasium dell'Università di Tecnologia durante le finali della ritmica», si è scatenato Petrucci, come una chioccia cui hanno preso a calci i pulcini, «non ci sto: un presidente di Federazione Internazionale, per di più italiano come Bruno Grandi, non può andare a dire alle nostre azzurre coi volti rigati di pianto "questo è lo sport". È stato un verdetto che grida dolore e ha vanificato quattro anni di intenso lavoro di queste meravigliose ragazze». Alcuni numeri interessanti li ha snocciolati il capo-missione, il segretario generale del Foro Italico Raffaele Pagnozzi, ad iniziare da quanto il Coni dovrà versare come premi-medaglia: 3.245.000 contro i 5.225.000 previsti, considerando che l'oro ha fruttato (ad ogni atleta effettivamente salito sul podio) la cifra record di 140 mila euro, l'argento 75 mila ed il bronzo 50 mila. Ben 11 delle 28 medaglie sono andate all'altra metà del cielo, le atlete, come successo a Sydney 2000; la Regione con più podi è stata il Veneto, 7; i quarti posti - le medaglie di legno - addirittura 13, tra cui quello del K4 del portabandiera Antonio Rossi nella canoa, di Luini e Miani nel canottaggio e purtroppo della squadra di ginnastica ritmica. Altra spina l'atletica, e non tanto per le aspettative deluse - due medaglie, un oro e un bronzo, ma solo dalla marcia - quanto perché, secondo Petrucci «è difficile fare passi in avanti in questa disciplina senza che lo Stato - come in Gran Bretagna - faccia la sua parte, in particolare nella scuola, un settore che richiede interventi finanziari che il Coni non si può accollare». A proposito di soldi, al di là del Tevere quanto passa il Governo sta bene: «Il ministro Tremonti ci ha promesso tre anni di tranquillità, non chiediamo altro; nemmeno la detassazione dei premi che pagheremo ai vincitori di medaglie: l'hanno richiesta gli atleti appoggiandosi a un disegno di legge, ovvio se arriverà non ci opporremo davvero». «C'eravamo fissati, dopo le 32 medaglie dell'Italia ad Atene 2004, lo spartiacque di 30 fra l'edizione ottima e quella straordinaria», ha chiarito Pagnozzi, che ha avuto a fianco Roberto Fabbricini, Rossana Ciuffetti e Danilo Di Tommaso, «con 28 medaglie siamo nell'ottimo». Grazie anche all'ultimo oro, quello del pugile Cammarelle («una gioia particolare») che ci ha fatto rimanere davanti alla Francia. La cerimonia di chiusura è stata grandiosa come tutti gli spettacoli diretti dal regista Zhang Yimou. Una spaventosa raffica di fuochi d'artificio che hanno disegnato un cerchio sopra al Nido d'Uccello,il fantasmagorico nuovo stadio di Pechino, ha aperto la festa. Il cerchio - spiegano gli organizzatori - è nella tradizionale cultura cinese «un simbolo di armonia e rinnovamento» e in questo caso indica la buona riuscita dei Giochi Olimpici di Pechino, i più difficili dopo la botta e risposta di boicottaggi tra il blocco occidentale e quello orientale del 1980 e 1984. Le Olimpiadi, lo spirito olimpico, non si fermano mai e ora si spostano verso Londra. Il sindaco della capitale di un Impero che fu in testa agli eserciti dei colonizzatori (e che ha mantenuto fino al 1997 una presenza diretta in territorio cinese, ad Hong Kong), Boris Johnson, ha ricevuto le consegne da quello di Pechino, Guo Jinlong. Ma sono state due stelle britanniche, il calciatore David Beckham e il musicista Jimmy Page a prendere idealmente la fiaccola per conto della ex-capitale dell'Impero. Hanno chiuso la serata canti di bambini, di star del cinema di Hong Kong, e le possenti voci di Placido Domingo e della cinese Song Zuying. Tutti hanno applaudito, tutti hanno riso sotto alla Memory Tower, che rappresenta la fiamma dello spirito olimpico, in un carnevale che accomuna tutta l'umanità. Qui Pechino, a voi Londra.

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