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Quanto fosse grande l'amore dei romani, e soprattutto dei ...

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Anche gli avversari sportivi ora gli rendono omaggio. Certo qualuno potrà anche notare che in qualche caso si tratta di riconoscimenti tardivi. Ma non è il caso di rinfocolare vecchie polemiche. È più opportuno ricordare l'uomo e l'imprenditore che è riuscito in una impresa mai riuscita in passato: quella di inserire la Roma tra le grandi d'Italia e d'Europa. Ricordo un incontro con il presidente proprio qui nella sede de Il Tempo alla vigilia della vittoria dello scudetto. Non voleva tanto parlare dell'imminente successo ma del suo sforzo di costruire una società capace di conquistarsi un posto permanente nell'elite del calcio. Non per episodi o eventio fortunati, ma per un progetto di lunga durata. Parlammo anche di un suo predecessore, Dino Viola che aveva portato la Roma allo scudetto. La Roma, sosteneva con orgoglio Sensi, adesso è una grande realtà. «Dopo di me potrà gestirla solo una multinazionale» disse pur non pensando affatto a un abbandono. Anzi parlava di alcuni dei suoi giocatori davvero come dei figli. Ne esaltava le qualità umane più che sportive. Ma Sensi parlò anche dei mali del calcio, soprattutto per quella corsa pazza alle spese che avrebbe portato qualche società al fallimento. E fu così. Il miracolo sta proprio nell'aver mantenuto la squadra ai vertici con una politica di attenta gestione economica, evitando spese pazze e lasciando in eredità una società solida. L'unico rimpianto è quello dei successi sportivi, tanti, ma sempre inferiori a quelli che avrebbe meritato il presidente. Ma per chi, come chi scrive, ricorda gli anni in cui i romani dovevano rassegnarsi a vedere gli altri vincere e l'unica soddisfazione poteva essere una sporadica vittoria, questi quindici anni di gestione Sensi rappresentano quasi un sogno. Non solo per i romanisti, ma anche per la sponda laziale che non vuole essere da meno dei rivali. Ormai sono tanti anni che alla partenza del campionato tra le favorite c'è anche la Roma. Quattro giallorossi sono in nazionale, e se non si fosse autoescluso ci sarebbe anche Totti. Un motivo di orgoglio per questa città che deve essere capitale anche nel calcio, ora lo è con la Roma, presto speriamo lo sia anche con la Lazio. Il merito per tutto questo è di Franco Sensi. Grazie presidente.

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