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Enrico Tonali PECHINO Dalla Russia ...

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«I russi ci avevano buttato fuori dalla finale mondiale l'anno scorso in Germania, soffiandoci la qualificazione ai Giochi che poi abbiamo ottenuto negli Europei di Milano lo scorso maggio. Ma qui non c'è stata nessuna vendetta, solo una nostra gran bella gara. Anzi la Russia la riteniamo molto forte, arriverà anche lei all'ultimo turno e sarà di nuovo pericolosa», ha spiegato il portabandiera italiano («momento indescrivibile sfilare col Tricolore nella cerimonia d'apertura, come vincere una medaglia olimpica») dopo la gara che ha visto il K4 italiano (Franco Benedini, Antonio Rossi, Alberto Ricchetti, Luca Piemonte) conquistare, sui 1.000 m, la finale di venerdì, secondo dietro la formazione slovacca bronzo sia ai Giochi di Atene 2004 che ai Mondiali di Dusburg 2007. A seguire in tribuna questo avvio dell'Italia della pagaia nella XXIX Olimpiade e a complimentarsi poi con Antonio e i suoi colleghi c'era l'ambasciatore italiano Riccardo Sessa: «Un sogno avverato questi Giochi per la Cina, spero lo sia pure per il vostro K4». Il percorso dell'ammiraglia azzurra (costruita in Portogallo, 11 m per 30 kg) ha tenuto sulle spine il team azzurro, d.t. Oreste Perri compreso, per il saliscendi di velocità con cui la barca del lecchese tre volte medaglia d'oro ha coperto il percorso dell'eliminatoria: «Non c'era solo da agguantare la finale ma da prendere pure le misure agli avversari», ha chiarito ancora il bell'Antonio, 40 anni il prossimo 19 dicembre. «È stata una gara senza tattiche programmate, ci siamo adeguati a quello che ci succedeva intorno». Partita bene incollata a Russia e Polonia, l'Italia al mezzo km era riassorbita dalla Slovacchia e transitava quarta, il ritmo delle pagaiate in calo. Mentre davanti le tre barche est-europee (altrettanti gli accessi in finale) si sistemavano per il rush conclusivo, gli azzurri venivano quasi agguantati dal poco pericoloso Canada. Ai 750 m il K4 con Benedini al primo sedile ripartiva però a palla, superava polacchi e russi, e andava a mettere la prua sotto gli occhi degli slovacchi che avevano appena il tempo di tagliare il traguardo a bolle d'aria. «Un buon risultato quello di Antonio e i suoi ma, visto che siamo arrivati già in finale e abbiamo qualche giorno per prepararla, voglio rivedere il video della loro eliminatoria e capirci qualcosa», il commento pragmatico di Perri, l'ex-campione del mondo che ha portato l'Italia a conquistare 4 ori, 2 bronzi e 2 argenti nelle ultime quattro Olimpiadi. Se era dall'edizione di Montreal 1976 che un nostro K4 (allora a bordo c'era anche l'attuale presidente federale Buonfiglio) non entrava nella finale a cinque cerchi, ieri la seconda promozione all'ultimo turno è arrivata pure nel K2 m 1.000 - specialità in cui siamo vicecampioni olimpici ad Atene proprio grazie a Rossi, all'epoca assieme a Beniamino Bonomi - con Facchin e Scaduto, di nuovo in acqua oggi sui 500. La lunga barca dell'alfiere azzurro si presenterà venerdì alla finale con il quarto «kronos» e altri due brutti clienti da affrontare, l'Ungheria oro olimpico in carica e la Germania iridata 2007, qualificatisi nell'altra eliminatoria: «Correre con Rossi però è come avere un buon conto in banca», assicurava Piemonte, «significa stare tranquilli per il domani».

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