Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Un bronzo di rabbia

Esplora:
default_image

per Vezzali & Co. «Colpa degli arbitri»

  • a
  • a
  • a

Con l'addio della Trillini finisce un ciclo. Il Dream Team del fioretto chiude con un'altra medaglia, non è la più pregiata, comunque un podio olimpico non è mai da disprezzare. L'ultimo per l'olimpionica di Barcellona, che 38 anni decide di chiudere la sua lunga avventura nella scherma. La sfida con l'Ungheria l'ha vissuta in panchina da tifosa. «La testa mi ha detto che era meglio così. Ilaria era bella carica. Non è che non me la sentissi». Come per la spada venerdì (bronzo per Confalonieri, Tagliariol, Rota e la riserva Carozzo) anche nel fioretto femminile sul podio finiscono in quattro: oltre a Granbassi, Trillini e Vezzali si mette la medaglia al collo anche Ilaria Salvatori. Dopo il 32-23 finale sulle ungheresi hanno esultato saltando abbracciate, poi sono rotolate a terra sulla pedana. Il maestro Giulio Tomassini, che ha fatto da vice Magro in panchina, le ha baciate una per uno. Finisce con l'ennesima medaglia, ma per il fioretto è stata un'altra giornata di ordinaria follia. A scatenare la furia azzurra l'arbitraggio della semifinale persa 22-21 con la Russia. Le russe non sono le prima arrivate, sono le prime del ranking mondiale (non a caso avrebbero poi vinto l'oro nella finale con gli Usa), dunque perdere ci può stare, ma in quel modo fa rabbia. Inguardabile la Trillini: ha perso due incontri su tre, aprendo il primo match con la Boyko con un imbarazzante 1-4. Meglio di lei hanno fatto Granbassi e Vezzali. L'Italia ha dovuto sempre rincorrere nel punteggio, sebbene il divario sia sempre stato piuttosto contenuto. Nell'ultimo assalto la tre volte olimpionica ha coronato la lunga rimonta sul 21 pari a 35 secondi dalla fine del tempo, nonostante i gialli e qualche rosso, le tante contestazioni e le interruzioni da moviola. Prima dell'ultima fatale stoccata nel minuto supplementare, con lo svantaggio della priorità. Al termine anche la beffa del ct russo che mimato a un Magro furibondo contro la giuria. «Spero che l'arbitro non sia stato in malafede« dice la Vezzali. Anche il presidente della Fis Giorgio Scarso conferma il clima di sospetti: «Qualcuno lassù non ci ama». Azzurre bersagliate anche nella finale vinta con l'Ungheria. Sono fioccati i gialli, uno anche alla panchina, e tanti incredibili rossi. Paradossale la vicenda del tecnico Magro: la Fie l'ha squalificato accusandolo di aver spaccato una porta con una panchina nel warm-up prima della finale con l'Ungheria. »È tutto falso. Voglio chiamare il mio avvocato«. Però i due mesi dovrà scontarli lo stesso, e oggi non sarà in panchina nell'ultima gara della sciabola a squadra.

Dai blog