Adieù Manaudou: «Smetto» Phelps avanti a ori e... pasta
Dopo l'umiliazione subita con l'ultimo posto nei 400 stile libero, la gara in cui quattro anni fa ancora non maggiorenne vinse l'oro, la Marianna della vasca è costretta a ingoiare un altro boccone amaro, con il settimo posto nei 100 dorso. «Sono affranta, mi chiedo se vale la pena continuare a nuotare» ha detto la ventiduenne scappando via dalla piscina. Sono lontani i tempi in cui il circo mediatico era tutto per lei. Per i record inanellati, le medaglie conquistate, con numeri da capogiro: 3 olimpiche, di cui una d'oro, sei mondiali e 13 europee. Ma molto per le sue burrascose storie d'amore: prima fra tutte quella con Luca Marin. Love story a distanza, alimentata da 500 sms quotidiani, fughe rocambolesche, ma finita male, con tanto di veleni, anello sbattuto in faccia e un altro nuotatore, stavolta compagno di nazionale, tra le cui braccia buttarsi. Le sue foto osè finite su internet segnano l'inizio della parabola discendente. «Non ho più voglia di nuotare - ripete la Manaudou - in questo momento sono contenta di avere il sostegno della mia famiglia, che crede in me. Ma è difficile gareggiare e arrivare settima o ottava». A Pechino la francese ha ancora una gara individuale da fare: i 200 dorso, specialità in cui ha vinto il titolo europeo lo scorso marzo a Eindhoven. Ma dopo l'ennesimo flop potrebbe anche decidere di non presentarsi. Di tutt'altro umore Michel Phelsp che va avanti a ori e cibo italiano. Pasta e pizza. Manca il mandolino, ma la passione per il made in Italy culinario dichiarata ieri dallo «squalo» lo rende più umano. E soprattutto più vicino al mondo dei normali, quello cui non sembra appartenere quando è in vasca: a 23 anni, in tre giorni di gare nel Cubo acquatico di Pechino, ha compiuto un'impresa che solo quattro grandi nella storia dello sport erano riusciti a fare. Terzo oro a questi Giochi, con altrettanti record del mondo, e nona medaglia, del metallo più prezioso, ai Giochi: impresa riuscita solo a personaggi come Paavo Nurmi, il finlandese del mezzofondo al quale a cui servirono però tre edizioni (dal 1920 al 1928) per arrivare a nove ori. O la ginnasta sovietica, Larysa Latynina, e Mark Spitz, il mito che ora Phelps vuole battere con la corsa da pazzi verso gli otto titoli a cinque cerchi. Intanto, l'azzurro Filippo Magnini fatica a tenersi in scia nei 100 stile, mentre la rana e la staffetta azzurra volano. Il campione del mondo della velocità ha rischiato grosso nelle batterie della gara regina ai Giochi di Pechino, qualificandosi con il decimo tempo di 48"30. Niente da fare per Paola Cavallino, la mamma del gruppo azzurro, eliminata nelle batterie dei 200 farfalla. Disavventura in mattinata per Federica Pellegrini: costume rotto alla partenza, ma finale dei 200 sl centrata e in programma nella notte. L'Italia chiude brillando con la staffetta 4X200 stile: gli azzurri Nicola Cassio, Marco Belotti, Emiliano Brembilla e Massimiliano Rosolino si qualificano per la finale con il secondo tempo alle spalle della corazzata Usa. Primato europeo di 7'07"84 che migliora il 7'09"60 fatta dalla quaterna azzurra (Rosolino-Berbotto-Cassio-Magnini) agli Europei di Budapest di due anni fa. Paolo Bossini vive l'ebbrezza del record europeo nei 200 rana, anche se solo per pochi minuti. L'azzurro con 2'08"98 ha cancellato il primato fatto dal biolimpionico Domenico Fioravanti (2'10"87) che reggeva dai Giochi di Sydney 2000. Meglio di lui, nella batteria successiva, ha fatto però l'ungherese Daniel Gyurta che in 2'08"68 ha strappato all'azzurro il crono continentale.