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Paolo Dani PECHINO «Vincere un'Olimpiade è sempre stato il ...

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Tutti in piedi per sentire l'emozione dell'inno tricolore. «Sono contento di aver regalato all'Italia quest'oro, e di essere italiano» ha detto subito dopo la finale tra un abbraccio e una pacca sulle spalle. Lui è uno che si carica vincendo, ed è arrivato all'ultimo assalto teso come una corda di violino. «Dico sempre che la mia giornata dipende da come mi sveglio al mattino, e oggi mi sono svegliato bene, caricato al punto giusto». Faccia da bravo ragazzo, la fidanzatina l'ha seguito fino in Cina, in compagnia di mamma Francesca e papà Giuseppe. I genitori stravedono per il figlio, lo seguono dappertutto come matti, con ogni mezzo, anche se il loro preferito è la moto. «Ci ha fatto un bel regalo - le parole della madre, un'insegnante di storia e geografia - Da piccolo Matteo aveva la passione di D'Artagnan, a dieci anni ha visto la Trillini in televisione ed è impazzito per la scherma. Perchè lo seguiamo? Perchè siamo preoccupati per lui: ha un tipo di scherma molto fisica e pericolosa». Lui è uno impetuoso che spacca le spade, oggi gli è capitato spesso, tanta era la voglia di vincere. «Troppe volte sono arrivato secondo, non volevo più accontentarmi. La chiave tattica? Jeannet si aspettava da me un'altro tipo di scherma, l'assalto al ferro. Io invece ho scelto una tattica più lineare. Alla fine il francese era una statua di delusione, parlava a fatica: «Io ci ho provato, ma lui ci credeva troppò, l'ho sentito dire». «È tutta la vita che aspettavo questo momento - prosegue un Tagliariol quasi afono - Ho sempre pensato che ce l'avrei fatta. Ed è diventato il giorno più bello finora della mia vita. Sentivo che era la mia giornata e ho preso la palla al balzo. Nella spada vince chi coglie l'attimo». La sua vittoria è un grande spot alla spada tricolore: l'ultimo oro olimpico individuale fu a Roma '60, con Giuseppe Delfino: «Da noi è un'arma sottovalutata - dice Tagliariol - le altre due hanno avuto più allori di noi. Ma sento che da oggi cambieranno le cose, questo gruppo ha lavorato bene e dietro ci sono giovani promettenti». La soddisfazione doppia è sapere di aver rotto un incantesimo: «Noi della spada non vincevamo nell'individuale da quasi 50 anni. La gara a squadre? Si può ripetere l'oro di Sydney, questa squadra è più forte di quella di allora». Dopo l'esultanza il momento delle dediche: «La prima è per il mio vecchio maestro ammalato Ettore Geslao, poi tutto quelli che mi hanno aiutato: dalla famiglia alla mia ragazza, dal preparatore atletico all'Aeronautica». Questa vittoria vuol dire molto anche per il suo conto in banca: «Cosa ci farò con i 140 mila euro di premio? Mi servono per comprarmi una casa, un pc e l'Ipod». Unica nota stonata è per il suo maestro attuale, Mazzoni, che a fine anno andrà ad allenare la Svizzera. «È una cosa che non mi fa pensare bene, però con l'oro sono consapevole che posso andare avanti comunque. Non ci penso a seguirlo...». Oggi in pedana scenderà il dream team del fioretto azzurro: Trillini-Vezzali-Granbassi che potrebbe arricchire ancora il medagliere italiano.

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