Maurizio Piccirilli m.piccirilli@iltempo.it Alla vigilia ...
E a dare solidità a questa affermazione proprio ieri dalla provincia dello Xinijang è arrivata la notizia dell'arresto di 18 persone definite dalle forze di sicurezza «agitatori stranieri» collegate con l'attacco al posto di polizia. Nella provincia dello Xinijang, a maggioranza di etnia uigura di fede musulmana, da anni è attivo un movimento di resistenza islamico legato alll'Etim del Turkestan a sua volta collegato con Al Qaeda. Gli arresti di ieri fanno seguito alla cattura dei due terroristi che hanno preso d'assalto la caserma delle guardie di frontiera uccidendone 16. I due guerrieri di Allah sono un tassista e un commerciante di verdura. Nel covo degli attentatori, le forze dell'ordine hanno trovato «armi e documenti che esaltano la Guerra Santa». Gli esplosivi e le armi da fuoco, di tipo rudimentale, sono «simili a quelli trovati dalla polizia in un campo di addestramento del Movimento Islamico del Turkestan Orientale Etim, scoperto nel gennaio del 2007» riferisce un comunicato del ministero della pubblica sicurezza cinese. Sulla questione uiguri è intervenuto in passato anche il numero 2 di Al Qaeda Ayman al Zawahiri. L'ultima volta nell'aprile scorso ma il medico egiziano ha solo sottolineato il fatto che gli uiguri sono tra i musulmani perseguitati ma mai nei discorsi dei vertici di Al Qaeda appaiono minacce esplicite alla Cina. Del resto armi di fabbricazione cinese vengono trovate nei campi dell'organizzazione di Bin Laden e sequestrate ai talebani. E ieri sui forum qaedisti si interrogavano sulla poco opportuna necessità di attaccare la Cina. L'unica idea è che Al Qaeda non può perdersi un simile palcoscenico e la possibilità di colpire nazioni nemiche come Stati Unite, Israele e Arabia Saudita. Per questo Pechino ha rafforzato la sicurezza, sono oltre centomila, tra soldati e poliziotti che proteggano la città olimpica. Con particolare attenzione per lunedì prossimo, 11 agosto, data fatidica per il terrorismo qaedista. Tra check point, cani poliziotto e sbarramenti, dopo aver attraversato tutto il Pianeta è arrivata a Pechino la torcia olimpica. Il conto alla rovescia è alle sue ultime battute e i timori per un azione terroristica aumentano anche per l'arrivo dei «potenti» della terra che presenzieranno alla cerimonia di apertura dei Giochi. Opportunità politiche, diplomatiche ed economiche, alla fine hanno però avuto la meglio sul politically correct. Con buonapace dei monaci, del Tibet e del Dalai Lama. E, al di là delle defezioni illustri del primo ministro inglese Gordon Brown che però sarà per la chiusura visto che il testimone passerà a Londra e del cancelliere tedesco Angela Merkel, tutte le principali potenze del mondo saranno rappresentate ai massimi livelli. In tribuna, accanto al presidente cinese Hu Juntao e al primo ministro Wen Jiabao, siederanno infatti il presidente degli Stati Uniti George W.Bush, il presidente francese e attuale presidente Ue Nicolas Sarkozy, il primo ministro giapponese Yasuo Fukuda, il principe ereditario di Spagna Felipe accompagnato dalla moglie e dal ministro degli Esteri di Madrid Miguel Angel Moratinos. Rappresentanza ai massimi livelli anche per l'Italia: dopo la defezione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha rinunciato di fronte ad un lungo viaggio particolarmente faticoso date le condizioni climatiche della capitale cinese, a rappresentare il nostro Paese sarà infatti il titolare della Farnesina Franco Frattini.