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Giudice di pace condanna Inter per razzismo

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Antonio Marzano, giudice di pace della prima sezione di Napoli. Il tifoso partenopeo - G.D.B., difeso dall'avvocato Raffaele Di Monda - si era rivolto al giudice di pace raccontando di aver lasciato lo stadio «indignato e profondamente colpito da striscioni denigratori, esposti nel secondo anello della curva nord, occupata dagli ultrà interisti, nei confronti dei napoletani». Le scritte riportate sugli striscioni - si legge nell'esposto al giudice di pace - «recitavano espressioni come "Napoli fogna d'Italia", "Ciao Colerosi", "Partenopei tubercolosi". "Infami", cui si aggiungevano canti e cori razzisti e offensivi». Il giudice di pace, rileva l'avvocato Di Monda, ha riconosciuto nella fattispecie un «danno esistenziale», condannando la società nerazzurra per «responsabilità oggettiva». L'azione legale è stata vinta in primo grado, nonostante l'opposizione dei legali dell'Inter che ne chiedevano la cancellazione per errata competenza territoriale, spiega ancora il legale, che è anche presidente dell'associazione «L'Ego di Napoli». Il caso era stato sollevato dalla tifoseria partenopea già nell'immediato post-partita e il secondo anello della curva nord di San Siro, in cui erano stati esposti gli striscioni razzisti, era stato chiuso per la successiva partita casalinga dell'Inter. Adesso arriva questa sentenza, che potrebbe aprire nuovi scenari sulla responsabilità delle società per i comportamenti dei loro sostenitori.

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