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Dopo una infinità di chilometri e di polemiche la fiaccola ...

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Oggi, però, mentre il sole prova a farsi largo da una nube di umidità pazzesca, il pensiero di tutti è rivolto ad altre storie, ugualmente gravi e preoccupanti. Le autorità confermano l'arresto di alcuni terroristi, il Cio conferma la massima fiducia nei sistemi di sicurezza, gli atleti e i dirigenti si concentrano sempre più verso le gare ormai alle porte. Ma in città, lungo le strade infinite e roventi di Pechino che succede? A vederla così, questa sembra una città sospesa. Da un lato l'apparato della sicurezza, con le tivvù a circuito chiuso, con i check point, con i controlli meticolosi a tutti coloro - auto comprese - che entrano nell'area olimpica. Dall'altro la vita di tutti i giorni, rallentata da una restrizione pesante alla circolazione (1 milione e 750 mila macchine vengono bloccate dalle targhe alterne) ma sempre impressionante per i parametri europei. Imperscrutabili i cinesi. Certo, c'è chi mostra con orgoglio la bandiera rossa con le stelle gialle, simbolo di una sfida, quella di Olimpiadi vincenti e perfette. Ma c'è anche chi sembra ignorare tutto questo. I vecchi che giocano con gli aquiloni, i bambini che cercano refrigerio nelle grigie piscine comunali, e tutto il resto di questa Cina ancora vagamente misteriosa che lavora, lavora, e lavora ancora. Ritmi blandi, chiaro, ma sempre presente, giorno e notte, col sole, con lo smog, con la pioggia che dovrebbe arrivare (si spera) e soprattutto con queste Olimpiadi che hanno reso felici tanti, ma cambiato tanta vita a centinia di migliaia di persone. Ecco perché, a soli due giorni da questa data fatidica, venerdi 8 agosto 2008, con il via alle 8 e 08 (il numero fortunato) non si sa bene cosa davvero pensi la gente di Pechino. Colpa di un modo di vivere ancora a noi poco conosciuto, certo. Ma è sicura una cosa: rispetto alla gioia di Atene, all'entusiasmo di Sydney, alla scatenata allegria catalana - tanto per citare i Giochi più recenti - qui la faccenda è molto più complessa, meno chiara, evidente, solare. La felicità di molti sembra impacchettata, uno stereotipo. Come gli involtini primavera. Che poi, qui nei ristoranti, nessuno conosce, nessuno cucina e dunque, nessuno mangia.

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