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Tra Nadal e Federer c'è Djokovic

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Non si è fatto in tempo a registrare la vittoria di Djokovic su Rafa Nadal, un risultato che ha interrotto l'impressionante serie positiva del giovane fenomeno spagnolo, che immediatamente le carte sono state ancora mescolate dal risultato di domenica sera. Non si può parlare di clamorosa sorpresa se si ricorda che qualche giorno prima, nei quarti di finale dell'Open del Canada, Murray aveva battuto - ed anche in quella occasione in due set - il suo coetaneo ed amico. Murray e Djokovic hanno infatti una sola settimana di differenza essendo nati lo scozzese il 15 maggio 1987 ed il serbo il 22 maggio. Vista la partita in tv non ho avuto l'impressione che Djokovic abbia giocato al meglio, se non nelle fasi in cui, annullando quattro match point, è riuscito ad allungare la partita senza peraltro cambiarne il destino. È anche possibile che Djokjovic abbia pagato non certo la fatica ma più probabilmente la tensione della precedente sfida con Nadal. Personalmente mi interessa poco la questione del numero uno, alla quale peraltro gli appassionati ed i giornali dedicano grande attenzione. Ho compilato una tabella dalla quale emerge la netta superiorità di Nadal sulla base dei risultati di questa stagione ma curiosamente si vede come il rendimento di Djokovic sia stato pari a quello di Federer con la differenza che i tre tornei vinti dal serbo (uno Slam e due Masters Series) pesano molto di più dei due (Estoril e Halle) vinti dallo svizzero. Federer ha ora tre opportunità per recuperare prestigio e fiducia che sono il torneo olimpico, l'Open degli Stati Uniti ed il Masters di Shanghai. Come ho scritto molte volte il tennis (come il calcio, del resto) c'entra poco con le Olimpiadi ma nell'attuale congiuntura tennistica meriterà maggiore attenzione da parte dei giocatori e della critica. Un'ultima nota per registrare la seconda vittoria consecutiva in un piccolo torneo challenger di Filippo Volandri. Il livornese non ha battuto avversari particolarmente forti (non ce n'erano a Cordenons) ma dieci partite giocate e vinte in due settimane, dopo una stagione in cui il giocatore aveva allineato sconfitte al primo turno, non possono che avergli fatto bene.

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