Giancarlo Baccini La F1 ha quasi ...
In queste ore i vertici ferraristi stanno sicuramente analizzando la situazione partendo dai dati di fatto. I quali sono sia positivi sia negativi. Nel file col segno più ci sono la maturazione di Massa; la conferma che la F2008 è ancora, almeno quando fa caldo, più veloce delle McLaren; la constatazione che delle rimanenti sette corse almeno tre si svolgeranno su piste favorevoli alle sue monoposto (Spa, Fuji e Interlagos) e le altre ad armi pari. Nel file col segno meno ci sono la perdurante mancanza di affidabilità e l'accidia del campione del mondo Raikkonen. Insomma, la situazione è tale, sì, da alimentare feroci rimpianti per le mille occasioni non sfruttate, ma anche da far ritenere che la Ferrari resti favorita nella lotta per il titolo mondiale. A patto - ed è questo il punto cruciale - che in queste ore a Maranello tengano a bada l'emotività e conservino la lucidità necessaria a ignorare i cattivi consiglieri ed a trarre dai fatti le giuste conclusioni. Che, a parer mio, sono ineluttabili. La prima conclusione non può non riguardare il ruolo dei piloti. Che in un campionato incerto come questo fosse necessario puntare su uno solo di loro (come fa la McLaren con Hamilton) l'ho sempre sostenuto. Spero che la Ferrari abbia finalmente capito quanto sia stato controproducente permettere ai suoi di combattersi, sottraendosi punti l'un l'altro. Oggi come oggi bisogna prendere atto del fatto che Massa ha metabolizzato debolezze e disavventure e raggiunto una dimensione tecnica e agonistica di primissimo piano, guadagnandosi il diritto di essere trattato da prima guida, mentre il Raikkonen di questi ultimi mesi non ha la testa giusta per concentrarsi sulle corse e non merita più il numero 1 che porta sulla macchina. La seconda conclusione alla quale la Ferrari deve necessariamente giungere riguarda la sua organizzazione interna, che sta evidentemente funzionando male e alla quale va imputata anche la mancanza di affidabilità. L'era-Todt è finita e tutti dovrebbero concordare sul fatto che quando si decide di voltare pagina è meglio voltarla sul serio. Un'azienda che lotta per conquistare la supremazia sul resto del mondo deve guardare avanti senza farsi condizionare né dalle nostalgie né, tantomeno, dai nostalgici, qualunque sia la posizione che occupano nell'organigramma.