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Magnini vince la guerra dei costumi A Pechino azzurri liberi di scegliere

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000)l'anno. All'origine della rottura la comparsa sulla scena internazionale del rivoluzionario «Body laser» con la striscia di neoprene sotto la zip. Insomma il gioiello tecnologico messo a punto dai rivali della casa italiana, l'americana Speedo che veste i campioni a stelle e strisce e tanti altri big insieme con i loro strepitosi record del mondo, quasi 50 dall'inizio dell'anno. Il LZR Racer ha infatti scatenato una corsa contro il tempo delle case concorrenti al lavoro per colmare il gap con il body dei record, Arena compresa: l'azienda che dal 2001 veste l'Italnuoto aveva infatti rimesso mano al costume già ideato per Pechino, con l'obiettivo di rendere il Powerskin R-evolution ancora più competitivo. Ma la prova del nove aveva lasciato più di un muso lungo in casa azzurri, dopo che al Settecolli il costume aveva ceduto anche prima di scendere in acqua. Lo stesso Magnini aveva dato un segnale preciso, decidendo di rompere gli indugi e provare finalmente lo Speedo (vittoria nei 100 sl al torneo romano, battuto anche il recordman francese Alain Bernard): ma la richiesta collettiva dei nuotatori italiani era di essere messi nelle stesse condizioni degli avversari. E così non si è arrivati nemmeno al braccio di ferro: gli azzurri sono già a Pechino, ma l'Italia resta senza lo sponsor principale. Una decisione sofferta e non indolore, fanno sapere le parti: ma nella scelta si è deciso «di anteporre ad ogni altra considerazione la volontà di garantire a tutti gli atleti la serenità d'animo, la determinazione e la concentrazione necessarie per affrontare al meglio le competizioni olimpiche». Per gli azzurri nessun vincolo e niente multa: ai Giochi la guerra l'hanno già vinta i costumi.

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