Pugilato

Ci sono state due edizioni dei Giochi particolarmente fortunate per il nostro pugilato. Infatti ad Amsterdam nel 1928 e a Roma nel 1960 abbiamo conquistato tre medaglie d'oro. In particolare a Roma abbiamo monopolizzato il medagliere perché agli ori di Musso, Benvenuti e De Piccoli abbiamo aggiunto gli argenti di Zamparini, Lopopolo e Bossi e il bronzo di Giulio Sabaudi. Non tutte le medaglie olimpiche si sono trasformate in titoli mondiali in campo professionistico ma sette corone mondiali (Benvenuti, Oliva, Stecca, Parisi, Lopopolo, Bossi e Damiani) hanno preso l'avvio da una brillante carriera dilettantistica. Tuttavia, questo splendido filone si è improvvisamente inaridito perché dopo l'oro brillantemente conquistato da Giovanni Parisi a Seoul con 4 consecutive vittorie prima del limite, nelle successive quattro edizioni dei Giochi il bottino azzurro nel pugilato è stato di due sole medaglie di bronzo (Vidoz a Sydney e Cammarelle ad Atene). A conferma della bontà complessiva della nostra scuola ma anche della completezza atletica della nostra razza giova ricordare che abbiamo conquistato almeno una medaglia in ciascuna delle 12 categorie in cui il pugilato dilettantistico è stato diviso. In particolare abbiamo vinto cinque medaglie tra mosca e minimosca ma altre cinque tra i supermassimi. Purtroppo il pugilato, più di qualsiasi altra disciplina, è affidato alla capacità ma anche all'onestà dei giudici. L'elenco dei verdetti scandalosi è troppo lungo per essere riassunto ma valga per tutti l'esempio di quello che nel 1988 a Seoul ha premiato il coreano Park Si-hun ai danni dell'americano Roy Jones, che aveva dominato il confronto al punto da farmi invitare, in telecronaca, l'arbitro italiano Aldo Leoni a fermare il match. Come tardiva, inutile ma ugualmente significativa compensazione, Jones, che da professionista è stato campione dei medi, dei medio-massimi e dei massimi, ha avuto a Seoul il premio Val Barker assegnato in ogni edizione al pugile migliore, indipendentemente dalla categoria di peso e, nel caso di Jones, al risultato. Al riguardo mi piace ricordare che questo premio è stato conquistato due volte da un pugile italiano: a Roma nel 1960 da Nino Benvenuti e a Mosca nel 1980 da Patrizio Oliva.