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Tae kwon do, Italia pronta a lottare

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Per tutti e tre i giovani questa è la prima partecipazione ai Giochi, una prova sicuramente impegnativa e carica di significato perché un buon risultato permetterebbe a questo sport di consolidare la sua posizione a livello mondiale. Anche se si tratta di una disciplina molto antica, infatti, il tae kwon do ha faticato non poco a conquistare la dignità di sport olimpico. Nato più di duemila anni fa, è entrato nel programma dei Giochi soltanto nel 1988, a Seoul, ma in veste di disciplina dimostrativa, così come a Barcellona nel 1992. Un esordio comunque fortunato per l'Italia, che a Seoul è riuscita a conquistare un argento grazie a Luigi D'Oriano, ancora oggi miglior risultato conseguito dagli azzurri nella competizione olimpica. Poi finalmente nel 2000, a Sidney, il tae kwon do è entrato ufficialmente a far parte dei Giochi e l'Italia ha conquistato un quinto posto con la romana Cristiana Corsi. Ad Atene, quattro anni più tardi, gli azzurri hanno incassato ancora due quinte posizioni, quella della Corsi e quella della leccese Daniela Castrignanò. Ai tre giovani in corsa per Pechino, adesso, spetta il compito di fare qualcosa di più. «Questi ragazzi sono tra i più titolati nel panorama internazionale, Certo - dice Angelo Cito, caposquadra olimpico - il fatto di essere alla prima esperienza di questo tipo non gioca certo a loro favore. Questa competizione, si sa, può fare dei brutti scherzi e spesso l'emozione può avere la meglio sulla preparazione e sulle capacità tecniche e agonistiche. Ma tutti noi abbiamo molta fiducia in questi tre ragazzi anche perché l'Italia è una nazione con ottimi atleti. Basti pensare che è uno dei pochi Paesi che ha qualificato tre partecipanti». «La maggior parte delle nazioni si presenta a Pechino con un solo sportivo - continua Cito - poche ne hanno due in gara e soltanto la Cina e la Corea si presentano con squadre di quattro elementi. Noi, quindi, ci possiamo ritenere soddisfatti del nostro team». Per i tre ragazzi, infatti, le medaglie e un buon posto sul podio non sono certo una novità: tutti hanno già affrontato diverse competizioni riportando a casa sempre ottimi risultati. «Il fatto che il tae kwon do sia presente alle Olimpiadi è un buon segno per la crescita di questo sport - conclude Cito - e speriamo che i nostri ragazzi ottengano buoni risultati. In Italia, in particolare, la disciplina sta prendendo piede. Dal 2000 ad oggi il numero dei tesserati è cresciuto con una media del 10 per cento l'anno. Speriamo che, anche dopo Pechino, continui così».

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