Marco Grassi Signori, il bidoncino ...

La prima portata si chiama Simon Gerrans, come un corridorino australiano che non ha mai vinto niente di importante ma nella vita ha avuto una fortuna: indovinare la fuga giusta nel giorno giusto. Andatosene dopo 10 km di tappa insieme a Egoi Martínez, Danny Pate e José Luis Arrieta, il giovanotto si è visto elargire - lui e gli altri tre - 17'10" di vantaggio massimo da un gruppo in piena catalessi sul Colle dell'Agnello. Il tutto mentre prima di partire si era ritirato il britannico Mark Cavendish, vincitore di quattro tappe Ovviamente i quattro - se non fortissimi - proprio sprovveduti non erano, e così hanno avuto buon gioco a difendersi fino all'ascesa verso Prato Nevoso, dove poi ha prevalso l'attitudine dei singoli: Arrieta ha mollato, Gerrans è stato staccato a otto chilometri dall'arrivo da un forcing di Egoi (ben presente Pate), ma la tenacia esiste anche agli antipodi, e l'australiano ha stretto i denti ed è rientrato sui due ai cinque km: da lì in poi Simon ha resistito bene, non venendo più attaccato e potendo così agevolmente vincere la volata in un giorno che gli lascerà strascichi di incredulità per tutta la vita. Poi dietro c'erano i big, o cosiddetti. La CSC si è accollata il compito di forzare, e con una serie impressionante di trenate di un ritrovato Andy Schleck ha spolpato pian pianino il gruppo. Alla fine son rimasti in dieci: i due Schleck, Sastre, Menchov, la maglia gialla Evans, Vande Velde, Valverde, Kohl, Kreuziger e Samuel Sánchez. Gli altri, a partire dai nostri Cunego (deludentissimo "as usual") e Nibali, staccati. Nel finale Evans è andato un po' in affanno, e hanno avuto buon gioco ad attaccarlo Sastre, Menchov e Kohl, poi anche Valverde, infine Frank Schleck che nella lunga volata ha guadagnato i 9" con cui gli ha sfilato la maglia gialla. Oggi si riposa, domani altro tappone alpino.