Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Riccò libero ma licenziato C'è dentro anche Piepoli

default_image

  • a
  • a
  • a

Riccò, da parte sua, fa forse l'unica cosa possibile al momento: si dichiara innocente ed estraneo ad ogni addebito, e sostiene di non sapere come sia stata possibile la sua positività. Una linea di difesa abbastanza debole: le possibilità sono due: o Riccardo ha ragione (è un'eventualità che - per quanto minima - va considerata), oppure si è dopato; nel secondo caso, questa sua proclamazione di innocenza assomiglia tanto ad un prendere tempo in attesa di capire come muoversi. Le novità non mancheranno: tornato a casa ieri dopo la scarcerazione, il 24enne di Formigine ha asserito di attendere le controanalisi, che ha espressamente richiesto vengano fatte in Italia. I modi della gendarmeria transalpina meritano poi un capitoletto a parte: scortato da almeno 20 gendarmi al momento del rilascio, Riccò è stato trattato come un pericoloso serial killer, e gli è stato impedito ogni contatto con la stampa, se non dopo che ha lasciato la zona di Foix, sede del tribunale in cui è stato interrogato. Nel frattempo, in ossequio al tanto esecrato codice etico dell'UCI, la Saunier Duval ha licenziato Riccò. Ma non basta, perché la vicenda ha riservato ieri un altro colpo di scena: non solo il modenese è stato tagliato dal team, ma anche il suo amico e compagno di stanza Leonardo Piepoli. Le ragioni per il licenziamento del 37enne pugliese sono ignote: ma le voci che turbinano sul caso parlano di una positività anche per Leo, che sarebbe stato pescato con le mani nella stessa marmellata di Riccò: la CERA, ovvero la nuova Epo. Il team manager Gianetti è stato molto vago, limitandosi ad accennare a un rapporto di fiducia venuto a mancare. E venticelli malsani soffiano anche in direzione di Juanjo Cobo, terzo uomo di casa Saunier, indicato precisamente dal direttore del Tour Proudhomme come un possibile ulteriore tassello di un doping di squadra all'interno del team svizzero-spagnolo: «Gianetti non è un nome di cui mi fiderei troppo», ha detto Prudhomme riferendosi alle non limpidissime referenze che il team manager si porta appresso da quando correva.

Dai blog